"Ci fa piacere se vi sono imprenditori moderni ispirati da spirito di benevolenza, ma crediamo che i vari movimenti finanziari del gruppo Kme vadano analizzati meglio in tutta la sua complessità ed a ogni livello. Significano poco le dichiarazioni aziendali circa la manifestata ripresa produttiva e commerciale, noi continuiamo a ritenere, nella nostra piena autonomia e analisi, che la situazione resta pesante prima di tutto per i lavoratori e le loro prospettive, non comprendendo cosa ci sia da esultare per i dati dell’ultimo semestre". Così Massimo Braccini, coordinatore nazionale Fiom del gruppo Kme.
"Se vogliamo parlare della situazione della Kme vediamo negli ultimi dieci anni che cosa è successo, anche da un punto di vista dei passaggi societari e dividendi, quali erano i livelli occupazionali, la produzione di rame, quali reparti esistevano, quali annunci e piani hanno presentato e poi traduciamo cosa sia diventata oggi la Kme. L’azienda ha bisogno di un piano industriale di rilancio, o di un progetto organico di rilancio come denominato dalla stessa azienda, ma insistiamo, la missione industriale futura del gruppo e dei suoi assetti strategici non appare chiara e purtroppo la confusione regna nell’impresa", rileva il sindacalista.
"Magari avessimo di fronte un azienda con le idee chiare e sull’onda del rilancio occupazionale. Riteniamo che la Kme necessiti di ulteriori impegni finanziari e investimenti da parte della proprietà in Italia visto che vi sono tutte le condizioni di capacità produttiva e il rame non è un prodotto finito. La Fiom nel corso degli anni ha affrontato tutte le complesse fasi del gruppo siglando molti accordi, spesso anche difficili, assumendoci sempre la nostra piena responsabilità", continua il dirigente sindacale.
"Con lo stesso spirito, affronteremo anche questa delicata fase dove, che piaccia o meno all’azienda, restiamo il sindacato di riferimento in tutto il gruppo, ben sapendo che nemmeno noi accettiamo morali o lezioni dalla Kme di nessuna natura e che le nostre valutazioni e linee sindacali restano pienamente autonome e indipendenti", conclude l'esponente Cgil.