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Oggi, lunedì 15 maggio, il tribunale di Monza dovrebbe scrivere la parola fine alla vertenza K-flex, che dura da 110 giorni e al termine della quale vengono cancellati 187 posti di lavoro in una delle aziende più solide della Brianza, a causa della scelta unilaterale da parte dell'azienda (leader nel campo degli isolanti termici e acustici per edilizia e industria, di proprietà della famiglia Spinelli) di delocalizzare in Polonia. Il giudice ufficializzerà infatti la proposta di mediazione: alle maestranze dovrebbero spettare 42mila euro di buonuscita, contro i 20mila inizialmente proposti dall'azienda.
La nuova proposta economica è stata avanzata dal giudice la scorsa settimana , dopo che la procedura di licenziamento collettivo avviata dalla multinazionale era stata impugnata dai sindacati, sulla base di un accordo del 28 dicembre scorso, con il quale l’azienda si impegnava a non ridurre il personale per l’intero 2017. I lavoratori in assemblea hanno accettato la nuova proposta economica a larga maggioranza (135 voti favorevoli, 25 contrari).
"I lavoratori hanno dato tutto in questi 110 giorni, coraggio e determinazione per lottare contro un'ingiustizia - si legge in una nota di Filctem Cgil, Femca Cisl, insieme alla Rsu K-Flex - Continua la nostra richiesta al Governo, in silenzio da settimane, e al Parlamento di intervenire con una legge che vincoli i finanziamenti pubblici allo sviluppo delle aziende e dell'occupazione in Italia".
Anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, era intervenuta nei giorni scorsi in solidarietà ai lavoratori K-Flex: "Si facciano seri provvedimenti sulle delocalizzazioni - ha detto il leader Cgil - Non può essere che un’azienda italiana, in attivo, senza alcuna ragione industriale, se non quella di pagare meno i lavoratori, trasferisca all’estero le produzioni e che dal governo non si alzi una voce, si ponga un problema, si metta in atto un’azione di persuasione”.