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L’approvazione della legge di riforma della cittadinanza, in questi giorni in discussione al Senato, è “un atto di civiltà che non può essere ulteriormente rimandato”. La presa di posizione viene dalla Camera del lavoro metropolitana di Genova, che “registra con sconcerto i tanti populismi che in questi giorni emergono nel nostro Paese in occasione della discussione della legge di riforma della cittadinanza”. La Cgil di Genova ricorda che la legge, “pur non essendo uno strumento perfetto”, rappresenterebbe “un passo in avanti per il nostro Paese sul terreno del riconoscimento dei diritti civili”.
“La legge presente al Senato – spiega la Cgil in una nota - riguarda lo ius soli ‘temperato’; la norma prevede che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve possedere altri tre requisiti: un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; superare un test di conoscenza della lingua italiana”.
L’altra strada per ottenere la cittadinanza – ricorda sempre la Cgil – è quella del cosiddetto ius culturae, per la quale potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero, ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni, potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.
Il sindacato sottolinea che in Italia “si stimano in circa un milione e 65 mila i minori stranieri. Sono bambini e ragazzi che crescono e vivono in Italia, frequentano la scuola, sognano e parlano in italiano. Una persona, soprattutto se in crescita, costruisce la propria identità assorbendo il tessuto sociale e culturale in cui vive, contribuendo attivamente con la sua presenza ad arricchirlo e valorizzarlo, è uno scambio che tutti agiscono anche senza rendersene conto, a volte magari ignorandone la significanza o disprezzandola addirittura. Forse quei ragazzi e quelle ragazze che qualcuno vorrebbe mantenere estranei a casa loro, proprio perché mancanti di un diritto, riusciranno ad apprezzare e dare dignità al vero valore della cittadinanza che non tutti apprezzano e rispettano”.
Per la Cgil, esprimersi sulle questioni legate all’integrazione non rappresenta una novità. La Cgil è da sempre impegnata per la difesa e il riconoscimento dei diritti di cittadinanza ed è stata anche tra i promotori della Campagna l”Italia sono anche io”, proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta da migliaia di cittadini e depositata alla Camera nel 2012. L’iniziativa della campagna dette l’avvio all’iter parlamentare della riforma e portò nel 2015 all’approvazione di una proposta di legge da parte della Camera.
“La questione quindi – conclude la Cgil – parte da lontano e ora non può più aspettare, solo per compiacere quella parte di politica capace di alimentare populismi e paure spinte da pulsioni spesso xenofobe, mentre quel milione di ragazzi e ragazze nati nel nostro Paese da genitori stranieri attendono il riconoscimento della cittadinanza”.