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In queste ore viaggia forte su twitter l’hashtag #iostoconsalvini (mentre scrivo sono ben 3.679 passati in pochi minuti a 3.893 tweet contro gli appena 1.023 della seconda voce) scattato appena ha iniziato a circolare la notizia che l’ex ministro è indagato per sequestro di persona in merito alla vicenda della nave Gregoretti bloccata in mare per diversi giorni con 131 migranti a bordo. Basta cliccare sull’hashtag per vedere il lungo elenco di commenti – e commentatori – indignati per l’ingerenza della magistratura in un caso di “difesa” dei confini territoriali.
Si va dal “Capitano siamo tutti con te” a “Salvini non ha colpe: ha difeso i confini nazionali mantenendo gli impegni”. “Se lo processerete per la Gregoretti, saremo fuori dal tribunale con migliaia di bandiere e trasformeremo il processo nella più grande manifestazione permanente d'Italia”, a “Processare Matteo Salvini per aver cercato di porre un freno all'immigrazione clandestina significa sfidare il Popolo!”, “La Politica si fa con le Urne, NON con i tribunali! #26gennaiovotoLega”, e via così. E per contro anche numerosi tweet di senso opposto, più o meno ironici e sardonici.
Numeri davvero impressionanti. Ma, andando a verificare i profili degli autori, ci si rende immediatamente conto che almeno una parte non sembrano account spontanei ma veri e propri strumenti di propaganda. Potrebbero essere bot – programmi più o meno basici di intelligenza artificiale che simulano risposte e commenti di persone reali – o più semplicemente il frutto del lavoro della Bestia, la costosa macchina della comunicazione salviniana. La domanda sorge spontanea: perché investire così tante risorse economiche per intervenire sui social? La spiegazione è tutta in uno studio di psicologia sociale niente di meno che del 1951, il cosiddetto esperimento di Asch. Lo psicologo polacco Solomon Asch dimostrò come il gruppo condizioni percezioni, valutazioni e persino le azioni del singolo.
I social non sono altro che una rappresentazione virtuale della realtà. Esattamente come nella vita reale, anche sui social tendiamo a “frequentare” persone con le quali abbiamo delle affinità. Ma se la vita reale spesso ci porta a incontrare e a confrontarci con persone anche molto diverse da noi dandoci così la possibilità di ascoltare voci, pensieri ed esperienze diverse dalla nostra, sui social l’algoritmo fa esattamente il contrario, alimentando le interazioni con i profili a noi più simili o prossimi per frequentazioni. È quello che in gergo si chiamano le echo chambers, luoghi dove tutti più o meno la pensano nella stessa maniera e dove quindi i nostri (pre)giudizi si rafforzano e si polarizzano.
Ecco allora che in giornate come questa lanciare con forza l’hashtag #iostoconSalvini ha due obiettivi: non far vacillare la fiducia di chi già sostiene l’ex ministro facendolo sentire parte di un gruppo ampio e pronto a schierarsi compatto in difesa del capo, e a polarizzare lo scontro con chi la pensa diversamente. Il risultato finale sarà comunque a vantaggio di Salvini il cui nome – non a caso in quasi tutti i tweet associato all’hashtag #26gennaiovotoLega – (anche) oggi domina sui social confermando nei suoi simpatizzanti la sua immagine di vincente e tirando la volata per le prossime elezioni in Emilia Romagna.
(Esmeralda Rizzi è la responsabile Social della Cgil nazionale)