PHOTO
A seguito della chiusura della sua attività commerciale si è trovato improvvisamente senza lavoro e non più in grado di pagare le rate del mutuo. Una famiglia normale, con due figli, che ha perso la sua casa e con molta fatica sta cercando di ricominciare a vivere. È la testimonianza di una “vittima del decreto salva-banche”, spiega la Cgil Toscana, raccolta stamani (10 aprile) nella conferenza stampa di Sunia, Cgil e Federconsumatori presso la Camera del lavoro del capoluogo.
"A Firenze – prosegue il sindacato – si registra un dato allarmante: crescono gli sfratti a seguito dei pignoramenti delle abitazioni e negli ultimi mesi c’è stata una velocizzazione delle esecuzioni, proprio a causa al decreto legge salva-banche – in vigore da giugno dell'anno scorso – che consente agli istituti di credito di espropriare o mettere all’asta e vendere la casa del debitore in tempi brevissimi, superando così i tradizionali problemi delle esecuzioni forzate". Questo mostra forti effetti non solo sui mutui futuri, ma anche sulle espropriazioni in atto e sul mercato immobiliare. Si è infatti aggravato il numero dei proprietari di immobili in difficoltà ed è sempre più difficile immaginare una soluzione abitativa per i nuclei familiari “vittime” della situazione, che spesso non hanno alcun paracadute.
In Toscana per l’anno 2015 le pubblicazioni di vendita risultavano essere 12.170, mentre per il 2016 si è raggiunto quota 1.7045 (40% in più). Mentre a Firenze per l’anno 2015 eravamo a quota 1.389 e per il 2016 siamo a 2744 (quasi il 100% in più). Inoltre, le esecuzioni immobiliari a Firenze solo nei primi mesi del 2017 arrivano a 180, con un incremento costante che preannuncia un anno terribile sotto questo punto di vista, andando ad aggravare il già difficile contesto fiorentino sotto il profilo abitativo.
Le famiglie interessate sono per il 90% di cittadini italiani, che hanno perso il lavoro: spesso erano impiegati nel campo dell’edilizia, o piccoli imprenditori, commercianti costretti a chiudere la propria attività, lavoratori dipendenti che vengono licenziati a causa della chiusura dell’attività dove erano impiegati. Tutti costretti a dire addio alla propria casa; nei 15 casi seguiti a partire dall’inizio dell’anno 2017 dal Sunia di Firenze, è drammatico rilevare che per il 90% si tratta di famiglie con figli piccoli. Secondo le rilevazioni effettuate, i prezzi di acquisto all’asta sono nel 68% immobili non di pregio ma abitazioni residenziali normali con un prezzo inferiore ai 100mila euro, dimostrando come la fascia del reddito medio bassa sia quella a pagare il tributo più rilevante della crisi.
Col salva-banche, gli interventi legislativi introdotti per dare una regolamentazione alla grave crisi delle banche hanno riguardato il processo di esecuzione forzata verso il debitore moroso. “Tutto questo danneggia grandemente il debitore in difficoltà e impedisce una ben diversa strada da perseguire, cioè quella più umana e virtuosa di incentivare la rinegoziazione e un piano di uscita dalla situazione di sovraindebitamento, salvaguardando il diritto all’abitazione ed evitando un impoverimento depressivo del valore patrimoniale degli immobili”, spiegano Laura Grandi (Sunia), Paola Galgani (segretaria generale Cgil Firenze) e Fulvio Farnesi (Federconsumatori Toscana) che vogliono portare all’attenzione “la necessità di modificare una legge che ha come risultato solo quello di favorire forme di speculazione. Infatti anche il sistema bancario rischia, per la complessità del ricollocamento degli alloggi e il deprezzamento degli stessi, di non poter recuperare le somme che hanno originato questa spirale. È necessario, pertanto, che le forze politiche, le istituzioni, gli organi di rappresentanza del sistema bancario si interroghino sugli effetti delle norme attualmente in vigore e trovino soluzioni alternative”.