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Si è conclusa positivamente, con la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato disposta dal Tribunale del Lavoro di Torino, la vicenda di due lavoratrici somministrate (“interinali”) che, assunte dall’agenzia Tempor, operavano presso l'Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista – “Molinette” di Torino.
Le lavoratrici, insieme a Nidil Cgil del capoluogo piemontese, avevano inizialmente richiesto per iscritto al proprio datore di lavoro (l'agenzia Tempor) di avere riconosciuta la trasformazione a tempo indeterminato prevista - in teoria in modo automatico - dall'allora vigente CCNL del 2008 (art. 43). A fronte del diniego di Tempor, le lavoratrici hanno deciso di procedere legalmente, impugnando contratti di lavoro e relative proroghe che complessivamente le avevano portate a operare - in somministrazione a tempo determinato - per 42 mesi di fatto ininterrotti di lavoro.
In attesa delle motivazioni della sentenza, è comunque palese che in Tribunale non sono valse le obiezioni presentate da Tempor, che insisteva da un lato sul fatto che in 42 mesi il contratto fosse stato “interrotto” per un fine settimana (che non era comunque lavorativo, data l'attività amministrativa svolta), e dall’altro che l'Agenzia medesima applicasse fino a gennaio 2010 un CCNL “pirata” sottoscritto da Confsal e Fismic, associazioni notoriamente assenti dal settore interinale, e pertanto prive della benché minima rappresentatività.
“Nei giorni in cui si dibatte di reintegra tramite l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori e della necessità di estendere diritti e tutele ai lavoratori precari – commenta NIdiL CGIL – il Tribunale di Torino lancia un segnale importante: non è legittimo proseguire con i contratti a termine oltre i chiari limiti fissati dalla contrattazione, disapplicando con sotterfugi da azzeccagarbugli gli obblighi di stabilizzazione automatica”.
“Inoltre la rappresentanza e la rappresentatività di chi sottoscrive i contratti collettivi – conclude la nota - non sono elemento secondario, e questa sentenza è un ulteriore monito che serve una legge che sancisca una volta per tutte chi rappresenta e chi contratta, secondo principi chiari e condivisi”.