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Adeguare subito i salari, considerato che quelli dei dipendenti del gruppo ex Fiat sono più bassi rispetto agli altri metalmeccanici cui si applica il contratto nazionale. A chiederlo è la Fiom Cgil, presentando oggi (lunedì 5 novembre) la propria piattaforma per la contrattazione in Fca e Cnhi. Secondo il sindacato, la differenza annuale per un terzo livello ammonta a 327,99 euro, cui bisogna aggiungere il fatto che i lavoratori Fca non hanno più la 14esima, integrata nella paga base. “Un adeguamento almeno degli elementi della paga base è necessario”, spiega la segretaria generale Francesca Re David: “Occorre coprire l'attuale differenza tra i minimi del contratto Federmeccanica e il contratto Fiat, per poi negoziare gli altri elementi a partire dalla premialità”.
La Fiom ha preparato un'inchiesta che ha coinvolto 10 mila lavoratori, svolgendo poi 87 assemblee in cui hanno votato 23.675 lavoratori dei 39 stabilimenti ex Fiat (circa 8 mila in più dell'ultima consultazione del 2014). La piattaforma delle tute blu della Cgil è stata approvata dal 96,3 per cento dei partecipanti al voto. Tutto questo in vista del doppio appuntamento sul piano industriale Fca, che vedrà giovedì 29 novembre il gruppo automobilistico incontrare i sindacati firmatari del cnsl, e venerdì 30 svolgersi il vertice con la sola Fiom.
“I lavoratori sono molto preoccupati per la situazione industriale, perché non si conoscono gli investimenti previsti in ogni stabilimento e le prospettive in vista del passaggio all'auto elettrica”, spiega la segretaria generale Francesca Re David: “Siamo in una situazione nuova, allo stato attuale c'è un calo violento dei volumi, anche se Fca ci ha detto che ci rassicurerà tutti e noi vogliamo essere fiduciosi. Ma c'è anche la necessità che il governo giochi un ruolo per quel che riguarda la conoscenza delle politiche industriali”. Per la segretaria generale stiamo attraversando una fase “ricca di cambiamenti tecnologici e di interrogativi: il passaggio all’auto elettrica cosa significa anche rispetto all'insieme del territorio? Sono ragionamenti che coinvolgono tutti”.
A rimarcare la preoccupazione della Fiom è anche Michele De Palma. “A Pomigliano il 10 settembre 2019 finirà la cassa integrazione straordinaria, che è già esaurita a Mirafiori; qui non vengono dichiarati esuberi perché 1.200 sono stati trasferiti a Grugliasco”, illustra il responsabile auto della Fiom Cgil: “Resta da chiarire il destino di Pratola Serra, dove si producono motori diesel, perché si rischia la chiusura. Alla Sevel non ci sono ammortizzatori, ma il problema sono i lavoratori in somministrazione non stabilizzati”. Situazioni critiche si rilevano anche a Melfi, dove “la linea della Punto è morta e non è stata sostituita, mentre per gli altri modelli si registra un calo dei volumi”, e a Cassino, dove “l'Alfa doveva essere il tassello di un rilancio complessivo, e invece sono cominciate le fermate produttive”.
Per la Fiom, dunque, è prioritario il confronto sul piano industriale in programma per fine novembre. “È ora di cambiare”, riprende Re David: “Serve un unico tavolo tra azienda e sindacati, per garantire il reciproco riconoscimento tra le parti e lo svolgimento di un reale confronto nell'interesse dei lavoratori del gruppo, visto il permanere e, in alcuni casi, l'estensione dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali”. Nel dettaglio, la Fiom propone di procedere prima con il tavolo sul piano sia in Fca sia in Cnhi, continuando poi il confronto sulle piattaforme a partire dal salario.
Nella piattaforma la Fiom Cgil chiede anche di “rideterminare due livelli di confronto, valorizzando il ruolo attivo dei delegati che dovranno essere eletti come lo sono i delegati per la salute e la sicurezza. Rimettere al centro, stabilimento per stabilimento, le condizioni di lavoro”. In conclusione, Francesca Re David ribadisce che “alla base della piattaforma votata dai lavoratori ci deve essere la conoscenza, la consapevolezza di quale piano industriale la Fca intende portare avanti. Quindi pensiamo che la trattativa non possa partire senza prima avere questo dato. Nessuna trattativa sul contratto dunque senza piano industriale, altrimenti non so di cosa stiamo discutendo”.