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Essere iscritti al sindacato è un antidoto alla solitudine, condividere i problemi sul lavoro riduce il senso di isolamento, soprattutto nei soggetti più deboli come disoccupati e lavoratori in mobilità. E' il quadro che emerge dalla ricerca "La fiducia del sindacato", realizzata da Tecnè per conto dell'Associazione Bruno Trentin e della Cgil, presentata oggi (14 ottobre) in conferenza stampa a Roma.
La ricerca ha interpellato due tipi di soggetti, gli iscritti alla Cgil e i non iscritti. Tra i non iscritti, il 58% si sente isolato dagli altri, costretto ad affrontare da solo i propri problemi, il 30% si confronta spesso con amici e colleghi che vivono nelle stesse condizioni. Tra gli iscritti alla Cgil - invece - il senso di isolamento scende al 22% e il confronto sale al 54%. A sentirsi maggiormente soli, tra i non iscritti sono i lavoratori in mobilità (70%), disoccupati (67%), pensionati (60%), lavoratori a tempo determinato (58%). Negli iscritti il senso di solitudine è nettamente minore: pensionati 18%, tempo indeterminato 23%, tempo determinato 34%, disoccupati 38% e lavoratori in mobilità 41%. Dunque il sindacato favorisce l'inclusione e la condivisione.
Per rivendicare un diritto, il 52% degli iscritti si rivolgerebbe al sindacato e il 36% alle istituzioni. Risultato opposto per i non iscritti, che pensano prima alle istituzioni (43%) e poi al sindacato (36%). In entrambi i casi c'è sfiducia totale nei confronti dei partiti politici (iscritti 2% - non iscritti 1%).
I sindacati sono utili? Alla domanda essenziale, posta dalla ricerca, la maggioranza risponde di sì. Il 55% dei non iscritti dichiara che i sindacati sono abbastanza o molto utili, come il 77% degli iscritti alla Cgil. Negli aspetti sui quali il sindacato dovrebbe impegnarsi di più, tra gli iscritti prevale rafforzare il potere contrattuale dei lavoratori (18%) seguito da contrastare le forme di lavoro atipico (16%). I non iscritti chiedono di contrastare l'aumento dell'età pensionabile (18%) e ancora i contratti atipici (17%). In ogni caso, la vastità delle richieste (maggiori tutele ai precari, combattere i privilegi, riconoscere i meriti individuali) dimostrano che i bisogni dei lavoratori sono molti e frammentati.
Il 72% dei non iscritti si è comunque rivolto a un sindacato, il 65% esprime giudizio positivo. Tra gli iscritti, le percentuali salgono all'89% con giudizi positivi all'84%. Infine, il 15% dei non iscritti dichiara di essere interessato a iscriversi a un sindacato.
"Il paese ha bisogno di strutture organizzate, senza di queste si aumenta la solitudine delle persone". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato la ricerca. "Prendiamo i lavoratori disoccupati e in mobilità, che spesso vivono la loro condizione come perdita di dignità e solitudine. L'appartenenza ad un'organizzazione invece dà la dimensione di comunità". Quindi ha proseguito: "Oggi c'è grande bisogno di rappresentanza, come emerge dalle tante richieste dei lavoratori che dimostrano la complessità del mondo del lavoro. Il lavoro è una materia difficile e non semplificabile, non c'è una bacchetta magica come si sostiene in alcune misure del governo. Il binomio semplificazione e legiferazione contrasta con le richieste stesse dei lavoratori". Camusso ha fatto notare: "Il 15% interessato a iscriversi può sembrare poco, ma se consideriamo la platea complessiva dei non iscritti è un dato rilevante, dimostra che non c'è una fuga dalla rappresentanza".
"L'appartenenza a un sindacato combatte la solitudine, grande male degli ultimi anni". E' il commento del presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni, che ha illustrato la ricerca. "Condividere è utile soprattutto per i soggetti più deboli, come i disoccupati. Oggi il sindacato funziona benissimo nella sua funzione di inserimento in una comunità più ampia, che riesce ad allontanare l'isolamento dei singoli".