“Noi come sindacato siamo stati sostanzialmente i soli a difendere le lavoratrici e i lavoratori. Soli e senza nessun pensiero politico alle spalle. Mentre il sindacato è fatto di persone che discutono faccia a faccia, la politica di oggi è ormai ridotta a comunicazione, spesso superficiale”. Così il segretario generale della Filctem Cgil, Emilio Miceli, nella relazione introduttiva al congresso della categoria, che si tiene a Napoli. Un intervento che si è aperto con una forte rivendicazione del ruolo del sindacato: “Le libertà sindacali e di associazione rappresentano una delle condizioni essenziali di una democrazia, insieme all'autonomia della magistratura, al sistema dei controlli, alla libertà di stampa e di espressione di tutti i cittadini”.

Il segretario si è poi soffermato sul tema dei contratti, ricordando alcuni rinnovi tra i 22 presenti nel settore. “Ho trovato curioso che Confindustria abbia cercato di tenere ancorato il modello contrattuale ai momenti più duri della crisi, con l'intenzione di realizzare una riforma del salario all'insegna dell'austerità”. Il settore chimico-farmaceutico, in particolare, “ha rinnovato subito il contratto, mi permetto di dire, migliorando l'accordo confederale (l'intesa del 9 marzo, ndr). Siamo rimasti dentro il cappio dell'Ipca, ma abbiamo ottenuto la possibilità di riconoscere il buon andamento del settore, quando questa condizione si realizza, quale elemento aggiuntivo del modello salariale. Ciò è stato possibile per la qualità e responsabilità delle controparti”, che hanno coltivato un modello di relazioni “improntato alla responsabilità, alla prudenza, alle esigenze di imprese e lavoratori”.

Miceli ha criticato invece la “strada dei bonus”, con cui “si è tentato di mettere in discussione gli aumenti retributivi”. Il bonus, ha spiegato, “è per sua natura uno strumento che tende all'individualizzazione dell'aumento salariale e un'apertura, su questo punto, la reputo pericolosa. Abbiamo fatto bene a tenere vincolata la prestazione alla retribuzione”. No anche alla “criptovaluta simil-welfaristica”, ha detto Miceli, come i voucher per la palestra: “Se lavori hai un salario e se negozi il salario ti fai pagare in euro”.

Un passaggio importante è stato riservato alle utility gas ed elettriche, che corrono il rischio di diventare “mega stazioni appaltanti” abbassando il livello della sicurezza. Così nella relazione: “Secondo l'articolo 177 del Codice degli appalti le utility dovranno cedere in appalto l'80% delle attività di distribuzione del gas, dell'elettricità e dei rifiuti. Un terremoto per i settori interessati, per i lavoratori che rischiano di precipitare in un gorgo di società grandi e piccole, per il servizio che verrà gestito in modo frammentario e non unitario”. Da qui il problema della sicurezza: si rischia “un abbassamento dei livelli, visto che proprio negli appalti registriamo gli standard più bassi”. Il sindacalista chiede al governo “una norma in Finanziaria che fermi questo scempio”.

Al centro anche il nodo delle pensioni. “Ci siamo misurati con tutta la carica negativa della legge Fornero, drastica e senza condizioni”, ha osservato Miceli, “una riforma che ha bloccato insieme la pensione e il diritto al lavoro, ha creato un esercito di esodati”. Legge, tra l'altro, “fatta senza l'ascolto delle forze sociali e figlia della cultura dell'emergenza, capace solo di creare mostri. Il governo non può e non deve fare da solo, deve sempre avere un'attenzione alle parti sociali e alle loro proposte”. L'esecutivo “sull'abolizione della Fornero ha rinviato tutto, i lavoratori sono stati di fatto bloccati”.

Una dura critica è stata rivolta quindi al governo gialloverde. “Nasce una nuova e inedita classe dirigente la cui forza sta solo nel fallimento della precedente”, ha detto. “Oggi l'esecutivo vive nell'incertezza di non saper indicare le opere da costruire e i cantieri da completare. Non c'è opera che non sia sotto i riflettori di una fantomatica analisi dei costi e benefici, utile solo a rimandare e non decidere”.

Bocciata anche la manovra di bilancio, tra flat tax e reddito di cittadinanza: “Notiamo la differenza che c'è tra il bisogno di crescita del Paese, gli investimenti necessari e le offerte commerciali da spendere per le prossime elezioni europee. Questo Paese è importante e strategico e merita una diversa classe dirigente”. Gli investimenti pubblici sono “una necessità soprattutto nel Mezzogiorno”, servono infrastrutture, sostegno alla tecnologia, ricerca e innovazione.

Ferma condanna alla politica sui migranti, che vuole costruire ad arte una “società del rancore”. “La guerra ai migranti che ci invadono è finta e drammatica – ha spiegato Miceli -. Finta perché non siamo oggetto di alcuna invasione, siamo il Paese meno interculturale tra quelli fondatori della Ue. Il blocco degli sbarchi e le espulsioni producono solo clandestini, servono a Salvini per evocare uno Stato duro e cinico, di polizia”.

Lo scontro permanente con l'Unione europea porta poi un costo altissimo: “Il rischio vero è che da questa fase esca un Paese più instabile, isolato e meno democratico, che la nostra gente torni a pagare un prezzo salato. In questo momento siamo deboli e a rischio, sia sul piano della tenuta economica che su quello democratico”. Si rischia, insomma, di arretrare su molti versanti: diritti civili, libertà delle donna, diversità di genere e garanzie democratiche. Miceli ha citato i partigiani che combattevano sulle montagne, per liberare tutto il popolo italiano, e ha dichiarato: “Nessuna riforma è migliore della democrazia”.

In conclusione, il segretario ha parlato del futuro leader della Cgil. "Chi farà il segretario apparterrà comunque al documento di maggioranza - ha detto -, quindi non c'è alcuna scalata né Opa ostile al sindacato. I due possibili segretari sono dirigenti di lungo corso, questo ci conforta". Sul nome di Maurizio Landini, avanzato dalla segreteria generale, "ho remore politiche e di programma, non certo sulla persona". È opportuno discutere quindi "con una pluralità fisiologica", ma "senza tornare alle correnti abolite da Trentin, che abbassano la qualità nella scelta della classe dirigente". Da parte sua, la Filctem "ha una linea precisa e porterà quella al congresso: in quella sede tutti entrano da frati, ogni delegato vale uno, poi vedremo cosa dirà il conclave. Qualunque sarà il segretario generale, naturalmente, la Filctem sarà leale come sempre". 

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