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"La scelta, da parte del Governo, di non procedere all'abrogazione del reato di immigrazione clandestina è un errore, oltre a costituire un'evidente violazione del dettato Costituzionale". A dirlo è Mirto Bassoli, della segreteria della Cgil Emilia Romagna. "Partiamo da quest'ultimo elemento - afferma -. Il Governo era stato delegato dal Parlamento con la legge del 28 aprile 2014, n. 67, a procedere alla depenalizzazione di una serie di reati, tra i quali quello in questione, entro i successivi 18 mesi. I termini sono perciò abbondantemente scaduti ed è del tutto evidente che il modo in cui la questione è stata riproposta in questi giorni risulta del tutto inappropriata. Non si doveva discutere del 'se abrogare', ma del 'come abrogare' quella fattispecie di reato. Ma, naturalmente, è soprattutto per ragioni di merito che la scelta del Governo - peraltro contraddittoria, visto il permanere di una valutazione sulla necessità di procedere nella direzione indicata dalla legge delega - risulta assurda". Il reato d'immigrazione clandestina fu introdotto nel 2009, con provvedimento voluto dagli allora ministri Maroni e Alfano del Governo Berlusconi, per aggirare la cosiddetta direttiva rimpatri del Parlamento e del Consiglio europeo, emanata l'anno precedente, che prevedeva una procedura di espulsione diversa da quella stabilita dall'ordinamento italiano (la legge Bossi-Fini del 2002). È opportuno ricordare che la direttiva in questione prevede che 'le persone interessate siano rimpatriate in maniera umana e nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali e della loro dignità', fissando in proposito regole che lo Stato membro può derogare soltanto in senso più favorevole per lo straniero, ed escludendo in ogni caso la carcerazione", osserva il rappresentante della Cgil regionale.
"Non a caso, sulla procedura italiana intervenne successivamente anche la Corte di Giustizia europea (sentenza del 28 aprile 2011), censurando di fatto la legge italiana, per la parte riferita al reato connesso all'inottemperanza dell'obbligo di espulsione, reato che stava peraltro inutilmente riempiendo le carceri italiane, giudicandola in contraddizione con il dettato della Direttiva comunitaria. Non è praticamente mai stato in discussione in Italia il fatto che lo straniero che è in condizioni d'irregolarità nel soggiorno debba essere espulso in via amministrativa, con provvedimento seguito dal Prefetto competente (è così dalla legge Martelli del '90). Tuttavia, dopo la legge voluta anche dall'attuale ministro dell'Interno (e questo spiega molto dei tentennamenti del Governo) si è voluto, in modo erroneamente simbolico e fortemente demagogico, introdurre un reato di tipo penale che ha avuto alcune conseguenze precise: aumentare la burocrazia e intasare i tribunali, come ripetutamente testimoniato e denunciato da diversi magistrati; ostacolare le indagini riferite al gravissimo reato di 'tratta di esseri umani', come dichiarato esplicitamente anche dallo stesso Procuratore nazionale antimafia", continua il sindacalista.
"Il paradosso dei paradossi è rappresentato dal fatto che il permanere di questo reato, oltre a produrre costi ingenti per le casse dello Stato (in nessun modo recuperabili attraverso le ineseguibili sanzioni pecuniarie), produce un allungamento notevole dei tempi di esecuzione delle espulsioni, andando quindi contro gli interessi propugnati dai fanatici sostenitori della necessità di tenere in vita questo reato. È evidente che ci si è lasciati condizionare da parte del Governo o meglio, da parte di quella componente del Governo, che si vorrebbe maggioritaria, che non ha avuto un ruolo nei precedenti esecutivi di centro destra, dal vento e dai 'sentimenti di pancia' sempre più diffusi, che tendono a fare un unico fascio di tutto ciò che oggi sta avvenendo, creando collegamenti del tutto illogici e insensati (il terrorismo, i fatti di Colonia, gli scenari di guerra, i processi migratori, l'esodo massiccio di profughi), senza avere la capacità di proporre una lettura più sensata, e necessariamente alternativa, e senza fare le necessarie distinzioni", prosegue Bassoli.
"Scegliendo tale strada, il Governo si pone ad ostacolo delle decisioni del Parlamento e rinuncia ad esercitare una funzione di adeguamento e innovazione legislativa, sul piano sociale e civile che, viceversa, sarebbe assai necessaria. Si coltiva l'ignoranza, si contribuisce ad alimentare ansie e paure, assecondando ogni processo di disinformazione dell'opinione pubblica, nascondendo la realtà dei fatti. Quel reato va cancellato perché inutile e dannoso. Va attuata in modo corretto la Direttiva rimpatri del 2008. Vanno riformate le leggi in materia di immigrazione nel nostro paese, bisogna ricominciare ad investire sulle politiche per l'integrazione sociale e va costruito un vero sistema di accoglienza dei profughi in Europa, di fronte alla dimensione epocale dei processi in atto", aggiunge il dirigente sindacale.
"Tutto questo non ha nessuna connessione con l'assoluta necessità di combattere il terrorismo, incluso quello di matrice islamica, oltre ad attuare una politica da parte della comunità internazionale che aiuti a spegnere le guerre in corso e a pacificare il disastroso quadro mediorientale. Viviamo un'epoca assai complicata e difficile, dove servirebbe avere lungimiranza e capacità di guardare lontano nei processi politici e sociali. Invece avviene l'opposto: il cedimento ai sentimenti più deteriori, il disconoscimento dei diritti umani più elementari, in ragione del prevalere di una logica di tipo securitario. Non è una bella prospettiva, per il nostro paese e neppure per l'Europa", conclude l'esponente Cgil.