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"Anche se il premier Renzi ha una particolare tendenza a fare propaganda, le nuove regole nel Jobs Act non creano nuova occupazione. L'occupazione la produce solo lo sviluppo. Il rilancio della nostra capacità produttiva si fa con le scelte di politica economica". Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, nel corso della trasmissione "Italia Parla" su RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
"Poi - ha riflette Solari - se metti sul piatto un contratto che garantisce uno sgravio di 8.000 euro l'anno nell'immediato, come fa il Jobs Act, questo diventa ovviamente un contratto appetibile per le imprese. L'azienda può licenziare senza giusta causa, senza portare un motivo, ma semplicemente pagando una multa. Anche questo è un elemento 'interessante' per loro. Ma le assunzioni che ci saranno - tutte particolarmente incentivate - non saranno vere assunzioni. Il Jobs Act produrrà un effetto "sostituzione": i contratti esistenti saranno trasferiti nella nuova forma, previsto dalla nuova legge, ma questo non costituirà un elemento per superare la crisi del nostro paese".
Nel prossimo periodo, secondo il segretario, "un rimbalzo positivo ci sarà, ma scambiarlo per inversione di rotta è l'errore più grave che un governo possa fare". E ancora: "La scelta fondamentale del governo Renzi, nel contesto conservativo dell'Unione europea, è stato delegare tutto nelle mani degli imprenditori".
Solari commenta poi l'accordo di Finmeccanica con Hitachi, per la vendita dell'intera partecipazione in Ansaldo Sts e di Ansaldo Breda. "Un altro pezzo qualificato dell'industria del nostro paese finisce in mani straniere. Era un settore in cui l'Italia esprimeva una sua capacità, anche pregiata, che oggi va all'estero: naturalmente è meglio di una chiusura, ma resta l'amarezza per un altro pezzo di industria che ci lascia".
Tornando sullo scenario europeo, ultima battuta sulla Grecia. "Ha tentato di forzare quella griglia di scelte politiche che ha determinato la situazione in Europa, soprattutto sull'occupazione. Ma la Grecia da sola non è in grado di ribaltare questo scenario, le sue dimensioni sono quelle della Lombarida. Il cambio di linea della Ue non può passare da lì, però si può determinare un nuovo clima per insinuare alcuni ripensamenti anche negli altri Stati. Qualche spiraglio di critica, contro l'ottusa politica di contenimento della spesa, forse si può affermare".