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Sì, in effetti a Corleone la piazza per commemorare Placido Rizzotto alla Cgil non l’avevano negata nemmeno negli anni cinquanta, “imperando” don Michele Navarra. E nemmeno negli anni ottanta, quando era in auge don Vito Ciancimino. Ma i tempi cambiano e quest’anno abbiamo dovuto fare i conti col niet immotivato dell’amministrazione comunale, che è sotto inchiesta da parte del ministero dell’Interno per il pericolo di infiltrazione mafiosa.
Rizzotto, il comune nega la piazza alla Cgil
Non è la facile polemica, però, che ci interessa. Specie in giornate che dovrebbero essere di festa. Abbiamo ancora negli occhi i volti gioiosi e puliti dei bambini della scuola elementare locale, che ieri hanno voluto insieme alla Cgil ricordare lo stesso il capolega trucidato nel 1948 con cartelloni colorati e tante belle poesie.
“Rosse bandiere sui verdi campi incolti – diceva una di esse, scritta da Elena – a lottare per i nostri diritti eravamo in molti, Placido Rizzotto primo fra tutti, perché del nostro lavoro potessimo raccogliere i frutti. La mafia ti ha voluto morto, ma dai nostri cuori nessuno ti ha mai tolto”. E altre, tante altre: di Roberta, di Giulio, di Elisabetta, di Erica. Magari non vinceranno mai un premio letterario, ma il premio dell’impegno civile, quello sì. Nel paese dove ancora i familiari di Totò Riina e Bernardo Provenzano vengono guardati con “rispetto”, nel paese i cui equilibri mafiosi vengono mantenuti da personaggi come il boss Rosario Lo Bue, che ha la palazzina dove abita confiscata dallo Stato, ma che nessuno gli dice di lasciare, è ammirevole l’impegno civile di questi ragazzini, delle loro famiglie e delle loro maestre.
Si tratta di quell’esercito di cui parlava lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino, necessario più della polizia e dei carabinieri per sconfiggere la mafia. Sono loro che davanti alla tomba di Rizzotto hanno il coraggio di dire che i mafiosi sono degli assassini senza cuore e Placido un eroe di cui essere fieri. Una “rivoluzione” culturale per la quale la Cgil ha lavorato molto in questi anni. E adesso non si può più, non si deve tornare indietro. L’hanno sottolineato anche gli alunni della scuola media e gli studenti del liceo e della scuola agraria, anch’essi presenti alla manifestazione. E poi l’Anpi, l’associazione Libera, l’Arci, il Centro Pio La Torre, la Legacoop, le cooperative sociali che lavorano sui terreni confiscati alla mafia.
Una bella giornata di memoria e di impegno, per Rizzotto e per tutti gli altri sindacalisti assassinati dalla mafia nel primo e nel secondo dopoguerra. Dai Fasci dei lavoratori siciliani di fine Ottocento fino agli anni sessanta del Novecento, sono circa 160 i caduti per mano della criminalità organizzata o dell’apparato repressivo dello Stato. La Cgil li sta ricordando tutti, uno per uno, nei paesi in cui erano nati e avevano vissuto, insieme ai loro familiari. Ieri – 10 marzo – Rizzotto, il 2 marzo avevamo ricordato Epifanio Li Puma, capolega di Petralia Soprana, fra poche settimane ricorderemo Calogero Cangelosi, capolega di Camporeale, che la feroce mafia di Vanni Sacco assassinò 20 giorni dopo Placido, il 1° aprile nel 1948.
Per Cangelosi arriveranno a Palermo e a Camporeale i suoi nipoti, che da tempo risiedono a Grosseto, in Toscana. Con loro ci sarà anche il segretario della Camera del lavoro di quella città, che negli anni cinquanta accolse la vedova e i suoi figli, disperati perché avevano perso il marito e il padre. È questo il nostro “calendario della memoria”, che vogliamo onorare fino in fondo, perché la memoria costruisce futuro. Un futuro che è già cominciato con i giovani delle cooperative che lavorano sui terreni confiscati e con i produttori onesti dell’associazione “Fior di Corleone”. E che nessuno potrà fermare, nemmeno i no di un’amministrazione “maldestra” ormai fuori dalla storia.