PHOTO
Che fine faranno i 500 precari assunti dalla Regione Lazio in occasione del Giubileo? Se lo chiede, lanciando l'allarme, la Fp Cgil di Roma e Lazio. Questi addetti sono infatti serviti per un anno per colmare i buchi di organici ridotti all'osso a causa del prolungato blocco delle assunzioni. "Lavoratori giovani, scelti con una selezione pubblica e che si sono dimostrati all’altezza della situazione dando respiro a strutture in grave affanno, formati dalle nostre stesse aziende con un investimento economico importante, rischiano oggi di essere lasciati fuori dal sistema sanitario regionale", si legge in una nota del sindacato.
Proprio questa mattina (11 novembre) si è svolta presso la Centrale operativa dell’Ares 118 un’assemblea su questo tema e che ha visto coinvolti numerosissimi lavoratori. Nell'incontro è emerso con chiarezza cosa accadrà nella sanità laziale qualora la Regione Lazio non prorogasse, in attesa dell’espletamento dei nuovi concorsi a tempo indeterminato e di interventi strutturali per superare il precariato, i loro contratti.
Dal 1° gennaio 2017, solo per citare alcuni casi, all’Ospedale San Camillo di Roma senza interventi si assisterà a una riduzione di almeno 40 infermieri, utilizzati in punti strategici quali pronto soccorso, terapie intensive, specialistiche e rianimazioni. Al Sant’Eugenio si rischia la chiusura del reparto di nefrologia, attivato proprio grazie alle assunzioni dei lavoratori a tempo determinato per il Giubileo. A brevissimo, inoltre, arriveranno all’Ares 118 40 ambulanze di nuova generazione. Qualora non fossero prorogate le assunzioni di 107 infermieri, 67 barellieri assunti dagli Uffici Provinciali del Lavoro e 20 medici, questi mezzi non potranno essere operativi.
"Chiediamo alla Regione un incontro urgente per prorogare al più presto questi contratti e affrontare il piano assunzionale complessivo, per fare in modo che oltre alla perdita occupazione e di competenze si scongiuri la riduzione dei servizi ai cittadini", conclude la nota della Fp Cgil.
LEGGI ANCHE Fp Medici: ricorso collettivo per ex specializzandi