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Contrattare si può. Nonostante la crisi e anche nel settore della grande distribuzione, tra i più colpiti – nonostante le retorica dei centri commerciali "sempre aperti" – dal vuoto di domanda. E così, mentre permangono vertenze difficili e non ancora risolte (come quella che riguarda Coop Estense o Carrefour e Auchan) due importanti accordi sono stati firmati proprio in questi ultimi giorni: quelli che riguardano Mediaworld e Sma (Auchan). In entrambi i casi, alla fine di un confronto serrato e senza sconti tra le parti e gli interessi in gioco si è arrivati a un accordo che salvaguarda occupazione, anche se a prezzo di qualche sacrificio per i lavoratori.
Cominciamo da Sma: il confronto tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil con la direzione aziendale, iniziato nel mese di marzo, è riuscito a trovare la quadra sull’individuazione di misure volte a un contenimento del costo del lavoro, in considerazione della situazione di estrema difficoltà in cui versa l’azienda. L’accordo sottoscritto, che coinvolge circa 9mila lavoratori, prevede l’impegno da parte dell’azienda, per l’intero periodo di vigenza dell’accordo – dal 26 maggio 2015 al 31 dicembre 2016 -, a salvaguardare i livelli occupazionali, evitando il ricorso a procedure di riduzione del personale. Sono interessati all'intesa 217 dei 224 punti vendita a gestione diretta (97% del totale rete).
“Per le restanti 7 unità a rischio dismissione, l’azienda si è impegnata a valutare, in via prioritaria, la percorribilità di soluzioni volte a tutelare il mantenimento dei livelli occupazionali, privilegiando l’opzione della cessione di ramo d’azienda e prevedendo l’attivazione di confronti a livello territoriale allo scopo di definire possibili intese”, si legge in una nota sindacale". “A fronte degli impegni assunti da Sma – continua il comunicato – e considerata la grave compromissione dei livelli di redditività aziendale, si è stabilito, quale misura urgente che contribuisca al recupero di una condizione di equilibrio economico-finanziario ed alla salvaguardia della continuità aziendale, di procedere alla sospensione dell’erogazione del salario variabile per il biennio 2015/2016”. La sottoscrizione dell’accordo, sottolinea il sindacato, "ha evitato l’introduzione di deroghe al contratto nazionale, come insistentemente richiesto dall’azienda, e ha contenuto il carattere restitutivo dell’intesa inizialmente prospettato, attraverso una parziale rivisitazione della contrattazione integrativa aziendale e la previsione di una fase di confronto, in tema di organizzazione di lavoro, a livello territoriale".
"Le misure condivise – conclude la nota – rivestono indiscutibile rilevanza anche in considerazione della condotta di Auchan (azienda che gestisce il canale ipermercati del Gruppo) che nelle ultime settimane ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per circa 1400 lavoratori e disdettato unilateralmente la contrattazione integrativa aziendale, confermando, nel contesto degli incontri tenutisi di recente, contrarietà rispetto al ricorso ad ammortizzatori sociali di carattere conservativo”.
Importante anche l'intesa che riguarda Mediaworld, per il quale è stato raggiunto l'accordo sui contratti di solidarietà. “Abbiamo ottenuto un primo risultato”, spiega a rassegna.it Alessio Di Labio, Filcams Cgil nazionale, dopo la trattativa conclusa nella tarda serata del 26 maggio. Mediamarket, che ha circa 7mila dipendenti, si presentava al tavolo con una richiesta di 900 esuberi. “Nessun posto di lavoro – spiega il sindacalista – è stato perso grazie al negoziato sostenuto da una platea di 150 delegati che ci ha dato mandato pieno. Abbiamo tamponato gli esuberi, anche se ovviamente si apre una fase difficile”.
Le parti hanno condiviso un accordo di solidarietà difensivo, a partire dal 6 luglio 2015, che inciderà come media massima nazionale con una riduzione oraria del 18%. Nei territori dove sono previste le chiusure dei negozi, i confronti territoriali determineranno la ricollocazione totale dei lavoratori e nella fase che procederà la ricollocazione sarà comunque garantita la normale retribuzione. L'accordo non può essere considerato un punto di arrivo, prosegue Di Labio, "ma l'inizio di un percorso che avrà sempre più bisogno della partecipazione e del sostegno di tutti i dipendenti Mediamarket, un impegno importante a cui soprattutto le delegate e i delegati saranno chiamati”.
Resta la nota dolente sullo stato comatoso in cui vive la grande distribuzione nel nostro paese. “Al caso Mediaworld - osserva Di Labio - se ne affiancano tanti altri come Coop Estense e Auchan, solo per fare due nomi. È evidente che queste catene non reggono più, in barba alla presunta ripresa e all'effetto Jobs Act. Nelle trattative aziendali - conclude - non c'è la via d'uscita definitiva, per quella servono provvedimenti seri della politica”.