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Il settimo incendio dal 2012: ma stavolta gli esiti sono stati tragici. Nel Gran Ghetto di Rignano, in provincia di Foggia, due cittadini del Mali sono morti questa notte nel villaggio della disperazione sorto nella campagne tra San Severo e Rignano Garganico. Due dei 100 migranti che vivono lì in condizioni disperate, per lavorare nei campi al servizio dei caporali.
In pochi minuti le fiamme hanno investito un’area di oltre 5000 metri quadri e hanno avvolto le capanne di legno. Nonostante la presenza di vigili del fuoco, carabinieri e agenti di polizia, per due persone non c’è stato nulla da fare. Al momento nessuna ipotesi è esclusa, compresa quella del dolo. A rendere così violento e dirompente l’incendio probabilmente anche l’esplosione di numerose bombole del gas presenti nelle capanne. Il ghetto era in fase di sgombro dal 1° marzo, disposto dalla Dda di Bari per presunte infiltrazione della criminalità.
Dura la presa di posizione della Cgil. Per Pino Gesmundo, segretario della Cgil pugliese: “il dolore e il cordoglio per la perdita di due giovani vite nell’incendio del ghetto di Rignano non ci esime dal dovere della denuncia. Queste due morti sono addebitabili a coloro i quali con il ricatto del lavoro impongono a centinaia di ragazzi di rimanere in luogo malsano e insicuro perché pezzo della filiera criminale che lucra su posti letto, elettricità, trasporti”.
Per Gesmundo, “nessuna trattativa è possibile con chi schiavizza e sfrutta uomini e donne. Le istituzioni facciano rispettare le leggi. Si proceda immediatamente allo sgombero definitivo del ghetto, garantendo a tutti un luogo di ricovero alternativo. E crediamo sia ora che anche le parti datoriali la smettano di girare il volto dall’altra parte e dicano con chi stanno. Se tutto questo è ancora tollerabile” Naturalmente questo non basta. Per il sindacalista è urgente istituire “un tavolo con Regione, Prefetture e parti datoriali. Se non si procede secondo una strategia complessiva, se non si spezza quel ricatto del lavoro di cui si fanno garanti i caporali, difficilmente riusciremo a superare la logica dei ghetti”.
Non è difficile pensare che, abbattuto Rignano, i medesimi ghetti rinasceranno qualche chilometri più a nord o più a sud. “Le norme ci sono, a partire dalle liste di prenotazione e l'utilizzo di risorse pubbliche per un sistema dei trasporti alternativo a quello garantito dai caporali. È tempo che una straordinaria operazione di legalità e trasparenza coinvolga tutte le parti sane di un settore strategico per l’economia pugliese qual è quello primario”, conclude il sindacalista.
Ferma anche la presa di posizione della Cgil di Foggia, che chiede di procedere allo sgombro definitivo del ghetto “garantendo a tutti i lavoratori oggi lì ospitati un’accoglienza dignitosa”. Allo stesso tempo, “chiediamo che senza indugi ulteriori la Prefettura debba farsi promotrice di un tavolo con le parti sociali che può essere il momento istituzionale dove trovare soluzioni – già previste dalle norme in vigore e dal protocollo sottoscritto a giugno scorso con i ministeri delle Politiche agricole e dell’Interno – circa ospitalità, trasporti e intermediazione della manodopera. Ovvero i tre punti nevralgici su cui se arretra lo Stato e la legge lucrano sfruttatori, criminali caporali”.