Povertà record negli Stati Uniti. La notizia è di qualche giorno fa. Ma la riprendiamo e ci ragioniamo sopra, fornendo qualche link per approfondire (in collaborazione con America2012). Innanzitutto i dati (diffusi dall'ufficio del Censo statunitense): l'anno scorso, mentre gli States affrontavano la recessione, la percentuale degli indigenti è salita al 14,3 per cento, il massimo dal 1994, quando Bill Clinton perse le elezioni di Midterm al Congresso. Coincidenza non di buon augurio per Barack Obama.

Circa 43,6 milioni di persone vivono in stato di indigenza: un americano su sette. Nel 2008 erano 39,8 milioni, il 13,2% della popolazione statunitense. La percentuale è ovviamente cresciuta a causa della crisi, con il tasso di disoccupazione che ha superato il 10 per cento. Moltissimi hanno perso il lavoro, e con esso anche l'assicurazione medica. Il numero dei non assicurati è infatti salito a 50,7 milioni dai 46,3 milioni del 2008.

E la quota degli indigenti in età lavorativa ha toccato il massimo dal 1965. Si tratta del maggior aumento annuale da quando il governo ha iniziato a calcolare le cifre sulla povertà, nel 1959. Il precedente record era del 1980, quando il tasso fece un balzo in avanti dell'1,3%, al 13%, in piena crisi energetica.

America 2012 ci ricorda anche il dato in controtendenza pubblicato da Gallup, che segnala come sia in aumento consistente il numero di americani muniti di un’assicurazione sanitaria pubblica: +3 per cento in un anno.

Sempre pochi giorni fa, il National Bureau of Economic Research ha decretato la fine della recessione, ricordando che è stata la più lunga recessione che abbia colpito gli Stati Uniti dalla Grande Depressione degli anni '30. E' durata 18 mesi dal dicembre 2007 al giugno del 2009, secondo quanto stabilito dal gruppo di ricerca che si occupa di individuare le date di inizio e di fine delle crisi economiche.

Ma fine della recessione non significa "stiamo tutti bene, è passata la nottata". Il Nber specifica infatti che "stabilendo che la recessione si è conclusa a giugno dello scorso anno, la commissione non vuole certo sostenere che da quel mese le condizioni siano state favorevoli, o che l'economia abbia ripreso a funzionare a pieno delle sue capacità. Ma soltanto che in quel mese la recessione è finita ed è cominciata la ripresa". Dopo la guerra, le crisi maggiori sono state quelle del 1973-1975 e del 1981-1982. Entrambe durate 16 mesi. Questa è durata due mesi di più. E i suoi effetti si sentiranno ancora a lungo.

Commentando la notizia il presidente americano Barack Obama ha dichiarato che per molti americani la recessione è ancora molto reale. Per Obama ci vorrà "ancora del tempo per risolvere" un problema economico che si è creato nel corso di molti anni.

E la stampa americana approfondisce e dibatte il tema della crescita della povertà e del ruolo del welfare pubblico. Lo fa in un articolo il New York Times. E lo fa anche Slate, che pubblica su internet una serie di articoli sulla Great divergence, l’aumento della disuguaglianza.

Alcuni dati: gli Usa e l’Argentina sono i paesi dove l’1% della popolazione più ricca detiene la fetta più grande di reddito al mondo (17% nel 2005). E lo 0,1% della popolazione ha in mano l’8% della ricchezza nazionale.