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Da stamani 200 lavoratori del petrolchimico di Gela e dell’indotto presidiano l’aeroporto di Comiso, con bandiere e striscioni di Cgil, Cisl e Uil. La nuova iniziativa di protesta segue 16 giorni di scioperi e manifestazioni. I lavoratori chiedono il rispetto del protocollo del 2014 sulla riconversione della raffineria e sulle bonifiche ambientali. Sollecitano a Renzi, Crocetta e all’Eni l’apertura immediata dei cantieri e la firma dell’accordo di programma su un nuovo piano industriale per il rilancio del sito. Dice uno striscione: “1.500 lavoratori dell’indotto Eni sono a casa, Matteo, aiutaci, Lavoro adesso”.
“Lanciamo l’ennesimo appello a Crocetta e Renzi - dice il segretario della Cgil di Caltanissetta, Ignazio Giudice - e a tutta la politica finora sorda rispetto al dramma che si vive a Gela. Noi non ci fermeremo - sottolinea- Eni e politica hanno il dovere di risponderci”. Per Sergio Bellavita, responsabile Fiom del settore del petrolchimico, Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Sicilia e Orazio Gauci, segretario della Fiom di Gela, "i lavoratori, impegnati ormai da settimane nei blocchi intorno al petrolchimico per rivendicare il diritto al lavoro e il sostegno al reddito, sono giustamente indignati e stanchi di una politica che si disinteressa della drammatica condizione di migliaia di famiglie, di un'intera città sfruttata, avvelenata e poi abbandonata dall'Eni”.
"Il governo Renzi, la Regione Sicilia e l'Eni - concludono - non possono sfuggire alle loro responsabilità. La protesta sacrosanta dei lavoratori è solo all'inizio ed è destinata a turbare i sonni tranquilli della politica e delle istituzioni."