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“Il rapporto della Fondazione Migrantes che indica nel Veneto la seconda regione italiana per emigrazione dei propri cittadini, soprattutto giovani, verso altri paesi deve obbligare ad una riflessione sulle prospettive di un territorio che, per altro, si presenta in una condizione di calo demografico e di progressivo invecchiamento". A lanciare l'allarme sul rischio di "impoverimento del tessuto sociale" è la segretaria generale della Cgil Veneto, Elena Di Gregorio, che commenta così i dati sul boom di Italiani all'estero diffusi nel rapporto "Italiani nel mondo" di Migrantes.
Rapporto che stima in 107.529 i connazionali espatriati nel 2015, 6.232 persone in più rispetto all'anno precedente, per un incremento del 6,2%. A fare le valige sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (39.410, il 36,7%); la meta preferita è la Germania (16.568), mentre Lombardia (20.088) e Veneto (10.374) sono le principali regioni di emigrazione.
"La fuoriuscita dalla regione di forze giovani e qualificate - afferma ancora Di Gregorio - rappresenta un impoverimento del tessuto sociale che deve preoccupare, anche perché non vi è un’ attrattività ed un contemporaneo afflusso di “cervelli” a compensazione degli abbandoni". Secondo la segretaria Cgil bisogna dunque agire sulle cause, "a partire dalla qualità del lavoro, ancora troppo connotato da condizioni di precarietà e scarsa appetibilità per tanti giovani veneti".
"Come Cgil - prosegue la segretaria regionale - siamo impegnati in una campagna a sostegno di una proposta di legge (accompagnata da 3 referendum) volta a rafforzare i diritti del lavoro e contrastare le forme di sfruttamento che passano per le situazioni più precarie e meno tutelate. Siamo altresì convinti che una svolta nel modello di sviluppo, puntando maggiormente su ricerca ed innovazione, ed un nuovo impulso all’occupazione, a partire dalle proposte per un Piano del Lavoro lanciate dalla Cgil, possano rappresentare i semi fertili per quell’ inversione di tendenza necessaria per contrastare il rischio dell’impoverimento sociale ed economico”, conclude Di Gregorio.