Si è svolta martedì 20 gennaio alla Regione Lombardia, l'audizione di Vieri Ceriani, responsabile per il ministero dell'Economia della trattativa bilaterale con la Svizzera in materia fiscale. In particolare sulla nuova imposizione per i frontalieri, che prevede una tassazione concorrente, Ceriani ha spiegato che nel lungo periodo,10/15 anni, vi sarà un adeguamento della tassazione dei lavoratori frontalieri svizzeri rispetto a quella di tutti i frontalieri italiani. L'attuale accordo potrà prevedere una quota "fino a un massimo del 70%" nel paese dove viene prestata l'attività lavorativa, ma complessivamente l'imposizione non potrà essere più alta: "La tassazione italiana sarà dunque ridotta per far sì che il livello complessivo non sia maggiore rispetto all'attuale regime – ha affermato il consigliere del Mef – e sarà lo Stato italiano a farsi carico di questa redistribuzione tra stati attraverso un sistema di tassazione specifico".
"Prendiamo atto delle rassicurazioni del Governo – commenta Daniele Gazzoli, della segreteria Cgil lombarda – e siamo d'accordo con l'idea di un'armonizzazione graduale dei trattamenti fiscali di tutti i lavoratori frontalieri, a patto che questa non sia effettuata a spese dei lavoratori che prestano la loro attività in Svizzera. Una categoria di lavoratori, infatti, che già è vittima di una graduale precarizzazione, come dimostrato dal progressivo aumento in Ticino e nei Grigioni dei permessi di lavoro temporanei e di breve durata".
In merito al problema dell'aumento del moltiplicatore municipale per il calcolo dell'imposizione elvetica (stabilito da un recente provvedimento approvato a novembre dal Gran Consiglio), Ceriani ha sostenuto che si tratta di un "problema svizzero di costituzionalità", in quanto si tratterebbe di una norma discriminatoria verso i non residenti.
Anche sul referendum del 9 febbraio e la possibilità per la Svizzera di stabilire tetti o contingenti per i lavoratori frontalieri, Ceriani ha sottolineato come questi andrebbero a interferire con il trattato europeo sulla libera circolazione e ha anche parlato di clausole di salvaguardia "che impegnano i due stati a negoziare rapidamente misure di tutela relative alla sicurezza sociale".
Infine, sulla questione dei ristorni ai Comuni di confine, il funzionario del Mef ha confermato che verranno versati direttamente dall'Italia nella stessa misura attuale. In tutti i casi, l'accordo non avrà validità giuridica, prima che i rispettivi parlamenti lo ratifichino, e non prima che sia attuato lo scambio automatico di informazioni datore di lavoro/fisco, necessario ad approntare il 730 telematico.
"Quanto illustrato dal rappresentante del Governo, delinea un percorso che ci vede favorevoli a questo accordo – conclude Gazzoli –: ora si tratta di monitorare, passo dopo passo, la trasposizione in legge di quanto affermato in via di principio. Noi faremo la nostra parte, impegnandoci a verificare puntualmente l'applicazione dei principi enunciati e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori frontalieri e delle risorse destinate ai comuni di confine".
Frontalieri: Cgil Lombardia sì ad armonizzazione graduale trattamenti
Gazzoni: "Ma l'operazione non deve essere a spese dei lavoratori"
22 gennaio 2015 • 00:00