Dopo l'incontro di ieri, i sindacati hanno dichiarato che le modifiche annunciate dal governo sul ddl scuola non sono sufficienti. Perché? A questa e ad altre domande sul tema ha risposto Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, intervistata da Italia parla, la rubrica di Radioarticolo1 (PODCAST).
"Le modifiche apportate dalla commissione della Camera non vanno bene – ha esordito la dirigente sindacale – per almeno tre questioni: la prima è sul precariato, perchè non si può dividere gli insegnanti precari tra chi ha diritto a diventare di ruolo e chi no. Tutti hanno diritto a una prospettiva occupazionale, e quindi va messo a punto un piano pluriennale di assunzioni che comprenda i 150.000 precari complessivi".
"Il secondo nodo è la governance, l'organizzazione: il governo – ha spiegato l'esponente Cgil – prefigura l'idea del cosiddetto preside sindaco o sceriffo: un'idea aliena dal mondo della scuola, che non sta in piedi, non solo per l'attribuzione di funzioni e poteri improori, ma anche perché si fa gran confusione sul concetto di autonomia, che è quello che ha definito la Costituzione, non certo la deriva autoritaria e gerarchica contenuta nel ddl 'la buona scuola'. Oltretutto, si fa un'attribuzione di potere rispetto alla scelta nominativa delle persone e non delle professionalità che sono necessarie alla scuola. In pratica, si passa da un sistema dove ci sono criteri oggettivi per i trasferimenti, la mobilità, l'accesso alle istituzioni scolastiche, a un sistema sostanzialmente discrezionale, attribuendo al dirigente scolastico anche poteri di autorità salariale, sostituendosi in questo alla contrattazione di secondo livello effettuata dalle Rsu, con l'attribuzione di un pezzo del salario accessorio tutta a carico del dirigente. Successivamente, è stato creato una specie di nucleo di valutazione che peggiora ulteriormente le cose, perchè di quel nucleo fanno parte anche genitori e alunni. Ma com'è possibile valutare la qualità dell'insegnamento, se vi devono concorrere soggetti che sono poi gli utenti finali? È una lesione della libertà dell'insegnante".
"Il terzo problema – ha continuato Fracassi – riguarda la vicenda delle deleghe, che sono molte, non propriamente definite nei loro criteri. Questa è una sorta di delega in bianco, che non va bene se si vuole fare un'operazione partecipata".
"La valutazione dei test Invalsi sugli insegnanti è un'emerita stupidaggine – secondo la sindacalista –, perchè innanzitutto va ricordato che quei test sono effettuati solo su alcune materie, quindi valutano solo alcuni docenti. Dopodichè, i test definiscono degli standard, non certo individuano il processo di miglioramento professionale di ciascun insegnante. Noi siamo radicalmente contrari a un'operazione del genere, e riteniamo che quei test non siano neanche sufficienti per fare una valutazione dell'istituzione scolastica: servirebbe una pluralità di indicatori per giudicare appieno una scuola, così come un insegnante, la cui valorizzazione professionale passa da altre vie. Sono temi complessi, che non possono essere banalizzati con impostazioni del genere. I test Invalsi, lo abbiamo più volte denunciato, non possono neanche determinare un pezzo di didattica degli studenti. È una vera e propria distorsione della didattica, perchè si sta facendo un'operazione di addestramento ai test che piega i programmi solo ed esclusivamente a questo passaggio: questo non va bene, in quanto i livelli di apprendimento degli alunni non passano per i test, e se ne sono accorti anche i paesi anglosassoni, molto più abituati di noi a simili pratiche".
"Dopo la nostra mobilitazione straordinaria del 5 maggio scorso – ha ricordato Fracassi –, con uno sciopero nazionale che ha visto la partecipazione del 70% del personale della scuola, le affermazioni di Renzi ('la scuola non è l'ammortizzatore sociale degli insegnanti'; 'per i precari non può esserci un decreto che ne stabilisca l'assunzione'; 'il sindacato strumentalizza studenti e insegnanti') sono solo molto arroganti e puntano a prendersi dei mezzi titoli sui giornali, piutttosto che ad affrontare i problemi veri. La scuola non è dei sindacati, come dicono alcuni esponenti del governo, è vero, perchè la scuola è di tutti, compresi studenti e genitori, che chiedono il cambiamento. La cosa che consiglierei al Presidente del Consiglio è di prendere atto che su alcuni contenuti del suo ddl c'è una vasta opposizione sociale, non solo sindacale, da parte di associazioni, famiglie, studenti e da chi lavora nella scuola. L'aspetto bizzarro è che la ministra Giannini ha evidenziato una larghissima consultazione via internet sulla 'buona scuola', sparando milioni di contatti. Direi che è stato tempo perso, perchè dopo tre mesi di tour promozionale non si è accorta delle critiche arrivate da tutte le parti ed è rimasta ferma sulle sue idee, non modificando per nulla il progetto, oltretutto con una pratica poco democratica".
"Adesso auspichiamo un'ampia discussione parlamentare sul ddl – ha rilevato ancora la segretaria confederale –, nella massima tranquilità e senza fretta. Abbiamo chiesto lo stralcio dei precari solo per dargli una corsia preferenziale rispetto ai tempi tecnici della scuola, che vanno rispettati, perchè il primo settembre gli insegnanti devono stare in classe. Modificare l'organizzazione e le piante organiche delle scuole non è cosa semplice, che si può fare con un tweet: stiamo parlando di 9.000 istituzioni scolastiche e di 40.000 plessi. Chi pensa diversamente, è superficiale".
"Se il cambiamento non ci sarà – ha concluso Fracassi – la mobilitazione è destinata a continuare, perchè in realtà non si è mai fermata, in quanto nei giorni scorsi vi sono state una serie di iniziative pubbliche, con flash mob, presìdi e assemblee permanenti. L'agenda delle prossime settimane verrà decisa in modo unitario fra tutte le categorie".
Fracassi (Cgil): buoni maestri, cattivi ministri
"Auspichiamo un'ampia discussione parlamentare sul ddl. Abbiamo chiesto lo stralcio dei precari solo per dargli una corsia preferenziale sui tempi tecnici della scuola, che vanno rispettati perché il primo settembre gli insegnanti devono stare in classe"
13 maggio 2015 • 00:00