"La crisi che si sta propagando nell’igiene ambientale è la conseguenza del mancato aggiornamento del piano regionale dei rifiuti, che risale ormai al 2009, e della sua mancata applicazione per intero. Peraltro, un piano incentrato sul conferimento in discarica del materiale non più utilizzabile, a seguito della lavorazione degli impianti delle varie aziende (35) che operano nel settore. Per questo, la chiusura delle discariche di Pietramelina e Borgo Giglione, rispettivamente di Gesenu e Tsa, e l’imminente saturazione delle restanti (Le Crete, Belladanza e Casone), fa sorgere inevitabilmente la domanda di quale sarà il futuro dei rifiuti sul nosatro territorio". È quanto affermano in un comunicato congiunto Ivo Ceccarini e Fabrizio Cecchini della Fp Cgil Umbria.
"Di certo, già oggi parte dei rifiuti viene conferito fuori regione, con notevoli aggravi di costi, che alla fine ricadono sui cittadini. Risulta difficile, dunque, comprendere come il Comune di Perugia possa dichiarare che non aumenteranno i costi per gli utenti, tant'è vero che ci risulta che ancora, a tutt'oggi, non sia stata emessa la bollettazione propedeutica al pagamento della Tari. Da tempo, la nostra organizzazione con delle proprie proposte, comunicate con iniziative pubbliche, tenta di mettere al centro della discussione il futuro dei rifiuti in Umbria, per sollecitare il mondo della politica alla stesura di un nuovo piano regionale dei rifiuti, elemento divenuto ormai imprescindibile e non ulteriormente derogabile", continuano i due sindacalisti.
Finora, non vi è stata alcuna risposta concreta, anzi, si continua a non decidere quali siano le politiche da intraprendere, lasciando l’alibi ai soci pubblici e privati che non investono nelle aziende del settore e non hanno piani industriali. Continuiamo a ribadire che l’Auri debba avere un ruolo centrale e che si debba arrivare ad un’azienda unica pubblica, azzerando l’attuale frammentazione, con l’obiettivo di creare servizi migliori a costi contenuti, senza guardare al profitto. Perciò, si devono creare le condizioni per la crescita di filiere produttive a carattere territoriale e regionale, che investano su un’impiantistica all’avanguardia per la lavorazione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata e il riutilizzo degli stessi, puntando all’obiettivo 'rifiuti zero'. Tutto ciò, oltre a garantire efficienza ed efficacia per i cittadini, servirà a rispondere alle preoccupazioni, non più striscianti, dei lavoratori addetti al settore e alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Su questi temi, resteremo in campo con iniziative rivolte ad esplicitare la nostra proposta, con il coinvolgimento dei lavoratori", concludono i due dirigenti sindacali.