Dopo fondamentale via libera del parlamento tedesco, è la piccola Slovacchia l'ultimo paese dell'unione monetaria rimasto sulla strada del fondo europeo salva-Stati. E il sì non è per nulla scontato nel paese più povero dell'Eurozona, insieme all'Estonia, in cui il reddito mensile medio pro capite è di 800 euro e le pensioni si aggirano sui 400 euro.
Il governo di coalizione di centrodestra sta lottando per la sopravvivenza sul tema che divide gli animi. Se il Parlamento votasse ora - ricostrusce l'Adnkronos in un dispaccio - il rafforzamento dell'Efsf non avrebbe alcuna chance di ottenere i voti necessari all'approvazione, 76 su 150.
Da notare che Bratislava ha già rifiutato di prendere parte al primo pacchetto di aiuti per la Grecia (fu l'unico no dell'eurozona). Ma se in quel caso il salvataggio potè andare avanti lo stesso, questa volta il meccanismo dell'Efsf necessita dell'approvazione di tutti i 17 paesi dell'unione monetaria.
Il ministro delle Finanze cristiano-liberale Ivan Miklos ha avvertito che il suo paese potrebbe finire per essere il capro espiatorio dell'Europa. "Siamo veramente abbastanza freddi da essere responsabili dell'inizio della valanga che potrebbe causare la disintegrazione dell'Eurozona e una nuova crisi globale?".
Fondo salva Stati in bilico, dipende dalla Slovacchia
4 ottobre 2011 • 00:00