“Il momento è cruciale e gli sforzi ci sono stati, ma ho paura che i mercati stamattina non saranno convinti. Il patto da 130 miliardi concluso a Roma è ancora generico e legato a misure di lungo termine mentre qui la casa brucia e serve qualche provvedimento immediato, efficace e attuabile senza troppi indugi”. Per Jean-Paul Fitoussi, economista di Sciences Po da sempre molto attento ai problemi europei, il Patto di Roma non è un avanzamento significativo. Lo spiega oggi a La Repubblica: «Troppo vago e subordinato a fattori che non è chiaro se si verificheranno”.
“L'attenzione – spiega – è tutta al vertice di Bruxelles, lì saranno prese le decisioni: il problema è che temo che ne saranno prese ben poche. Spero di sbagliarmi”. E ancora: “Una misura di pronto intervento? Bisogna smuovere le istituzioni finanziarie. La Bce, senza aspettare improbabili revisioni dello statuto, deve ampliare gli acquisti sul secondario con una potenzialità apparentemente illimitata, l'unica che spaventa gli speculatori. Perfino su questo c'è chi fa eccezioni, e dice che il vertice europeo non può ordinare alla Bce cosa fare. Poi c'è l'Efsf: ottima l'idea di Monti di renderlo uno strumento anti-spread aumentandone la capacità di finanziamento. Può emettere più obbligazioni con la tripla A, accendere prestiti presso la Bce. Eppure anche qui niente da fare”.
Fitoussi, il patto di Roma non basta, servono misure a breve
25 giugno 2012 • 00:00