PHOTO
Lo scorso 11 giugno si sono riuniti gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil per porre le basi di quella piattaforma vertenziale che era stata delineata a maggio nel corso del congresso della confederazione di corso d'Italia. Per i sindacati, dopo 7 anni di crisi, l'enorme perdita di occupazione, e anche nel tessuto produttivo, la crescita della povertà, la crescita della disuguaglianza, ma anche considerando i continui attacchi alla rappresentanza confederale dei sindacati, è indispensabile, e urgente, intervenire. E proprio per questo sono state stilate delle proposte molto precise che vertono su due temi focali, due punti del sistema su cui occorre fare leva per cambiare passo: il fisco e la previdenza.
Nella puntata odierna di Italia Parla, RadioArticolo1 ne ha discusso con Danilo Barbi (PODCAST), della Cgil nazionale, membro della segreteria uscente e, visto il direttivo che ha formalizzato la proposta, candidato alla prossima segreteria. Come hanno sottolineato ieri i segretari generali Camusso, Bonanni e Angeletti, il documento che è stato licenziato all'Auditorium di via Rieti è aperto a modifiche. Infatti da qui a settembre sarà oggetto delle assemblee che si terranno in tutti i luoghi di lavoro e i contributi verranno raccolti e sintetizzati per arrivare agli attivi dei delegati territoriali di settembre e poi a un appuntamento nazionale di discussione e delibera e infine varcheranno la soglia di palazzo Chigi.
Barbi : "Si è aperto un ragionamento, tra le tre confederazioni, per riprendere una iniziativa unitaria forte, che proponga dei cambiamenti legislativi al governo e al parlamento, a partire da una proposta che deve essere anche valutata dalle assemblee dei lavoratori”. Il testo “apre una grande campagna di assemblee nel paese che poi, entro la seconda metà di settembre, dovrà concludersi con l'approvazione finale della proposta di vertenza, a quel punto da consegnare al governo ma anche al parlamento, perché ovviamente noi pensiamo che questa vertenza debba comportare modifiche legislative”.
E perché questi due temi, previdenza e fisco, sono indispensabili punti di partenza per cambiare la rotta del paese, almeno nella direzione dell'equità?
“Sulle politiche di sviluppo – spiega Barbi -, sulle politiche del lavoro è più difficile trovare una posizione convintamente unitaria, bisogna anche qui dire le cose come stanno, certo l'abbiamo trovata su alcuni punti, uno dei quali è la riproposizione di un cambiamento delle politiche europee e la riproposizione per esempio del fatto che gli investimenti pubblici vengano in Europa considerati fuori dei vincoli di bilancio concordati, fuori dal cosiddetto 3%, gli investimenti pubblici in politiche industriali, innovazione ecc. devono essere secondo noi considerati fuori dei vincoli del patto di stabilità. Sulle altre politiche, ammortizzatori sociali, contratti, forme contrattuali del lavoro, politiche espansive o di creazione del lavoro, non c'è per l'intanto una sintesi vera, unitaria, anche delle diverse posizioni in campo”.
“Le questioni del fisco e della previdenza incrociano comunque anche le politiche di costruzione del lavoro, perché è evidente che la riforma previdenziale che è in corso ha anche l'effetto di bloccare il turn over. Noi abbiamo avuto da questo punto di vista un peggioramento ulteriore della disoccupazione giovanile anche per questo motivo, si è bloccato il turn over nel privato e nel pubblico. Così come la questione fiscale, sicuramente, per noi la riduzione del fisco su lavoro e pensioni aiuta a sostenere la domanda e i consumi che è uno dei problemi più particolari della crisi negli ultimi due anni in Italia e così dall'altra parte una grande lotta, una vera lotta finale all'evasione fiscale, che è quello che chiediamo, è un altro modo per avere risorse da impiegare in una politica di sviluppo. Quindi fisco e previdenza sono due questioni che c'entrano anche con la questione di creare lavoro e di avere una strategia contro la disoccupazione. Va anche detto, con onestà, che sono due questioni sulle quali è stato più facile per Cgil, Cisl e Uil trovare per l'intanto una sintesi comune da portare alla discussione con lavoratrici e lavoratori”.
Quali sono gli interventi che vengono richiesti e proposti all'interno della piattaforma?
“La cosa principale è che noi vogliamo rimettere in discussione la riforma Monti-Fornero, questo è il punto di sostanza politica innanzitutto perché vorrei ricordare che quella legge venne fatta in modo disastroso, il paese era sull'orlo del precipizio finanziario, i titoli pubblici italiani erano andati nei mercati a una rendita per i titoli a 10 anni al 7%, che è l'anticamera della deflagrazione, dell'impazzimento degli interessi, si fece una riforma drasticamente brutale delle pensioni in 22 giorni. Quella riforma è diventata una diga insostenibile, molto ingiusta, non distingue niente e non dà niente di più ai giovani.”
“Si è solo peggiorata quella di tutti gli altri fino a livelli insostenibili, fino a un'età pensionabile che rischia di essere, fra 7-8 anni, di 70 anche per i lavori più faticosi, senza distinzione fra uomini e donne, fra lavori faticosi e non faticosi. Cosa vogliamo mettere in discussione? Praticamente tutto.”
“Ci deve essere un sistema di garanzie a un minimo di rendimento per i giovani, i più giovani, che hanno un calcolo previdenziale tutto contributivo, e rischiano anche tra 30 anni di non avere una pensione minimamente decente, quindi noi diciamo che bisogna creare un meccanismo interno per avere un minimo garantito, per le persone che versano contributi per un tot di anni pur avendo avuto anni di precarietà. Quelli che hanno il calcolo contributivo devono avere un minimo che il sistema finanzia con meccanismi solidaristici al suo interno rispetto alle pensioni medio alte: primo obiettivo.”
“Secondo obiettivo: bisogna tornare a un'età pensionabile più flessibile, quindi noi diciamo 62 anni senza penalizzazioni perché nel calcolo contributivo, e oggi tutti hanno o in parte o del tutto un calcolo contributivo, è già implicita una penalizzazione, se tu vai in pensione prima prenderai sempre meno di pensione. Poi diciamo che anche i 41 e 42 anni di contributi devono essere senza penalizzazioni, e diciamo che nei 41 anni dobbiamo considerare non solo le donne ma anche i lavori faticosi che devono avere in qualche modo un accesso più veloce anche in relazione alle aspettative di vita perché poi se si va a vedere le statistiche si vede che gli operai siderurgici o edili vivono di meno dei professori universitari, questa è la verità, quindi bisognerebbe che questo vivere di meno lo si tenga in conto quando si calcola quando uno può andare in pensione. Poi c'è il problema degli esodati che va risolto in via di principio”.
Sul fronte del fisco c'è un insieme di misure nel documento che, citiamo, “consentirebbe di far emergere il 25-30% delle imposte attualmente evase”. Quali sono queste misure?
“Sono un insieme di misure che rendono sostanzialmente molto più difficile, e nel mondo di oggi è possibile, l'evasione permanente, l'evasione costante, l'evasione per arricchirsi, che è una delle specificità del nostro paese. Riguardano la tracciabilità di tutte le transazioni, riguardano la possibilità che i controlli avvengano sempre sull'insieme delle evasioni possibili, perché se si evade l'Irpef, poi si evade anche l'Iva ecc. Riguarda il poter intrecciare tutti i dati, che ormai è una cosa tecnicamente possibile, anche con i dati di proprietà, di conti correnti, cioè riguarda il fatto di aprire una vera e propria lotta che abbia l’obiettivo non solo di recuperare l'evasione, ma di restringere l'evasione strutturale.”
“Noi abbiamo un'evasione in più degli altri grandi paesi d'Europa, il problema è: non azzerare l'evasione ma andare alla norma, anzi uno dovrebbe chiedersi perché l'Europa non ci ha mai chiesto di togliere questa differenza che è la vera differenza del modello di sviluppo italiano che ha consentito una grande evasione e grandi ricchezze parassitarie, perché poi le ricchezze da evasione non si investono per la crescita dell'occupazione, vanno in patrimoni e rendita sempre. Quindi bisogna porci l'obiettivo di una grande lotta per portare l'evasione italiana, rispetto al Pil, ai parametri di Francia, Germania ecc. Quello è l'obiettivo, tante modifiche regolamentari e un piano straordinario che chiarisca questo obiettivo di fronte al Paese e metta la riduzione di questa evasione come obiettivo delle leggi di stabilità.”
Questi sono i punti fondamentali che vengono stilati nella piattaforma e il cui ultimo dei punti è verso una riforma dell'intero sistema.
“Non c'è dubbio. C'è anche un impegno da parte di Cgil, Cisl e Uil a andare avanti per avere una proposta comune a cui stiamo lavorando sull'insieme delle questioni di struttura fiscale, ma noi partiamo dalla richiesta di aggredire l'evasione fiscale e buona parte di quelle risorse usarle per ridurre le tasse sui lavoratori e pensionati sotto un certo reddito, perché una delle cose che noi apprezziamo degli 80 euro è che lo limita a un certo tipo di reddito anche dei lavoratori. Noi diciamo di allargarlo ai precari, diciamo di allargarlo ovviamente ai pensionati, alle partite Iva. Questo è il ragionamento di partenza, poi pensiamo di impegnarci anche per delle proposte per una riforma più strutturale, però onestamente in Italia bisogna dirci le cose come stanno, se noi mettiamo mano alle aliquote dell'Irpef etc. in un sistema che ha l'evasione così com'è tutto è contraddittorio perché si rischia che passi per bassi redditi una parte di evasione fiscale, mi spiego? E a quel punto lì tu fai delle discussioni sulle aliquote che non sai mai se stai riducendo un'aliquota per un lavoratore povero o per un evasore. Quindi bisogna ridurre l'evasione per poter fare una riforma”.
“Ultima cosa che vorrei dire è che il documento avvia un percorso. Noi pensiamo che le assemblee debbano approvare l'ordine del giorno, che approvano e discutono, facciano proposte, per poi fare assemblee territoriali a settembre in modo che ogni territorio faccia una sintesi di quello che è successo nelle assemblee e poi dopo, verso fine settembre, che in un'assemblea nazionale si debba varare definitivamente la piattaforma, la si trasformi a quel punto in una vertenza e la si consegni a governo e parlamento”.