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Non si placano le polemiche seguite alle dimissioni date da Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Istruzione, il 23 dicembre. Il titolare del dicastero, come è noto, ha rimesso il suo incarico – come peraltro più volte minacciato in questi mesi – perché non soddisfatto delle risorse stanziate in manovra per scuola, università e ricerca: chiedeva 3 miliardi di euro, ne sono arrivati solo due. Insufficienti, e su questo sono d'accordo tutti, per un preciso segno d'inversione di tendenza rispetto agli 8,4 miliardi tagliati da Tremonti-Gelmini nel 2008.
La situazione che si viene a creare ora secondo Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, è problematica "soprattutto se si fa riferimento al tempo scelto per consegnare la lettera a Palazzo Chigi, il giorno di Natale e pochi giorni dopo la sottoscrizione di impegni precisi assunti con le forze sindacali, rappresentative della grande maggioranza di lavoratrici e lavoratori della Scuola, dell'Università e della Ricerca". E, ancora: "Non possiamo tacere sul fatto che le dimissioni di un ministro, oltre ad avere pesanti conseguenze sul piano politico, hanno ripercussioni soprattutto sul piano istituzionale, a partire dal Quirinale, per finire al Parlamento chiuso per ferie, e dunque impossibilitato a dibatterle".
"Nel merito delle ragioni delle dimissioni del ministro, spetta ora al presidente del Consiglio Conte chiarire la posizione del governo in materia di risorse per l'Istruzione e la Ricerca, altrimenti il rischio è che qualunque ministro che seguirà non potrà fare a meno di seguire le
orme di Fioramonti", aggiunge il sindacalista.
Ovviamente per la Flc il problema delle risorse insufficienti, denunciato dall'ex ministro, è reale, "come esiste un problema gigantesco di rinnovo del contratto nazionale di lavoro, e siamo in attesa di risposte concrete, fattuali sugli impegni sottoscritti il 19 dicembre. Da chi? In primo luogo dal presidente del Consiglio Conte a cui chiediamo di garantire continuità e stabilità ad un settore strategico dell’amministrazione dello Stato e in secondo luogo, dal titolare del Mef, Gualtieri, che si è impegnato a rilanciare il settore strategico dell'istruzione e della Ricerca fin dalla elaborazione del prossimo Def".
Quindi, "se le dimissioni del ministro Fioramonti sono state utili ed efficaci lo si verificherà sulla base di quegli impegni assunti da Conte e Gualtieri. E non certo da alchimie di natura eminentemente politicistica di schieramento".
Sulla vicenda intervengono anche le principali associazioni studentesche. Per Link “le dimissioni del ministro di fronte alle condizioni di scuola e università dimostrano la gravità della situazione. È necessario riaprire immediatamente un dibattito sull’Università all’interno di questo Paese, sulle necessità del sistema universitario, degli studenti e delle studentesse, e assumere come priorità la necessità di portare avanti misure concrete affinché l’Università possa nuovamente assumere il suo ruolo all’interno della società e del Paese”.
"Siamo d'accordo con lui: sarebbero serviti più coraggio e più lungimiranza – dichiara Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell'Unione degli Universitari –. Ma forse Fioramonti dimentica che lui di questo governo ha sempre fatto parte, che fino a ieri ne è stato Ministro, in una posizione con l'agibilità politica di cambiare le cose".