In base alla ricerca di Smi-Sistema Moda Italia, l'industria italiana del settore archivierà il 2014 con un fatturato in crescita del 3,3%, a quota 52,39 miliardi. Il trend si dovrebbe confermare nel primo semestre 2015. Sia a 'monte' che a 'valle' della filiera, le aziende risultano interessate da trend dinamici, valutati rispettivamente nella misura di un +2,9% e di un +4,1%. L'export dovrebbe mettere a segno un +3,9%, sfiorando i 28,5 miliardi di euro. L'import, a sua volta, dall'andamento del 2013 avanzerebbe dell'8%, con un valore intorno ai 19,3 miliardi.

Secondo le stime dell’associazione Smi, il primo semestre 2015, in base alle proiezioni, è fatto più di luci che di ombre. Da gennaio a giugno, il turn over del comparto dovrebbe essere in rialzo del 2,8%, con il tessile a +2,5% e l'abbigliamento-moda a +2,9%. Le esportazioni, se tutto andrà come programmato, saliranno del 3,3% e le importazioni del 3,4%, mentre il saldo commerciale andrebbe a +5,9%.

“Questi dati denotano una capacità di reazione del settore alla crisi, e di un sistema che si è riorganizzato anche nella nostra Regione – commenta Rosalba Cicero, segretario della Filctem lombarda –. Di fatto, è ancora l'export a spingere verso un  risultato positivo, mentre abbiamo la necessità, per dare stabilità ai segnali positivi, di rilanciare i consumi interni, sapendo che su questo segmento è collocata la maggiore sofferenza dell’industria manifatturiera di questo settore”.

“L’aspetto negativo e preoccupante è sempre sul fronte occupazionale, nonostante una leggera ripresa del turn over. Non si arresta infatti, anche se in misura meno grave che nel recente passato, l'emorragia di addetti, che scendono a 411.000 unità, con oltre 1.200 posti di lavoro in meno (-0,3%). E continuano le chiusure di imprese, che nel 2013 erano poco meno di 49 mila e ora non arrivano a 48mila (-1,6%). Il settore ha ancora molte potenzialità su cui puntare, per confermare il trend evidenziato dalla ricerca, ma non va dimenticata la riduzione del numero delle aziende e degli addetti che questa crisi ci consegna, e su cui occorre fare sistema affinchè si investa per creare nuovi posti di lavoro, nuovi prodotti, una filiera che punti alla qualità di cosa e come si produce”, rileva ancora la dirigente sindacale.