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Da quando è stato annunciato il piano Fabbrica Italia, ovvero aprile 2010, "le cose sono profondamente cambiate", quindi "è impossibile fare riferimento a un progetto nato due anni e mezzo fa". Con queste parole la Fiat si "rimangia" Fabbrica Italia, il piano automobilistico definito per il nostro paese.
Il Lingotto spiega il passo indietro in una nota: "Il mercato dell'auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta". Per questo, continua, "è necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all'andamento dei mercati".
Il gruppo risponde alle critiche, dopo l'incontro con i sindacati dello scorso 1 agosto a Torino. "La delicatezza di questo periodo - sostiene -, di cui è impossibile prevedere l'evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012".
Adesso Fiat "è una multinazionale con la Chrysler", questa la spiegazione. "Ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva". In ogni caso, assicura per l'ennesima volta, "senza dimenticare l'importanza dell'Italia e dell'Europa".
Arriva subito la risposta della Fiom, che chiede una convocazione urgente dal governo. "Purtroppo non siamo stupiti dalle dichiarazioni della Fiat, sebbene avremmo preferito essere smentiti. E' urgente che il governo convochi l'azienda". Così Giorgio Airaudo, segretario nazionale dei metalmeccanici e responsabile per il settore auto, ai microfoni dell'Agi. "Fabbrica Italia non è mai partita - spiega -, oggi la Fiat ufficializza che non c'è. L'azienda dovrebbe dirci perchè il piano è fallito e il governo, che ha detto che avrebbe preteso dal Lingotto parole chiare, dovrebbe convocare la Fiat immediatamente".