"Non si è mai visto in nessun paese europeo che la decisione su un intero piano industriale venga demandata a 5.500 lavoratori". Lo ha dichiarato ai microfoni di RadioArticolo1 Donata Canta, segretaria della Camera del lavoro di Torino, ospite della trasmissione Italiaparla dedicata al referendum in corso a Mirafiori.

La dirigente sindacale osserva che "nessuno, né il governo né le forze politiche, ha preteso che venisse discusso, mediato, esplicitato il piano industriale. Si lascia che la più grande azienda italiana giochi stabilimento per stabilimento, senza mai spiegare qual è il grande progetto Fabbrica Italia, determinando regole e condizioni per ogni sito, alle quali legare gli investimenti".

"Questo punto segna un degrado molto forte non solo rispetto al governo e alle sue responsabilità, un esecutivo che invece di svolgere il suo ruolo, come avrebbe fatto qualunque governo in Europa, ha deciso di fare il tifoso di una impresa. Ma parla anche alla politica in senso generale. Una politica che in questi giorni ho visto molto più impegnata a indicare ai lavoratori che cosa avrebbero votato i singoli dirigenti che porsi il problema di come si potrà in futuro parlare di sviluppo in Italia, come la globalizzazione cambierà la produzione e i rapporti sociali. La politica ha deciso di lasciare che sia l’economia a determinare quello che capiterà nel Paese".

"Quella che si delinea - prosegue Canta - non è una fabbrica, è una caserma. Nel momento in cui un lavoratore sottoscrive il contratto individuale è vincolato a non fare nessun atto che metta in discussione cosa prevede l’accordo, ha continuato la Canta. Un ritorno al passato che va oltre il 1950. Per i lavoratori la scelta è tra l’obbedienza e le sanzioni. L’accordo contiene prescrizioni totali. I dipendenti dell’azienda, di fatto, non potranno più mettere in piedi azioni per migliorare le loro condizioni. Lavoratori e sindacato avranno un ruolo di totale subalternità e non potranno chiedere nessun cambiamento. Per questo, il lavoro che dobbiamo fare da lunedì in poi, in caso di vittoria dei sì, sarà trovare una strada comune per rientrare in quella fabbrica. Tenendo conto che ci sono 12 mesi di tempo prima che la newco parta e la Fiom sia eventualmente fuori dalla fabbrica".