“Il risultato ci soddisfa: sono due quesiti importanti, che coinvolgono l’affermazione di diritti sociali da anni sotto tiro”. A dirlo è Lorenzo Fassina, responsabile dell’Ufficio giuridico e vertenze della Cgil nazionale, commentando a RadioArticolo1 la sentenza della Corte costituzionale sui referendum proposti dalla Cgil. Il compito del sindacato sarà “far capire bene di cosa parliamo, soprattutto sul terzo quesito, che mira a riportare a sistema la solidarietà tra appaltante e appaltatori per dare adeguata tutela al lavoratore in caso d’insolvenza dell’impresa”. Un aspetto che sta dentro il tema più generale “delle esternalizzazioni e dell’utilizzo indiscriminato della tipologia degli appalti” e che si lega “nella nostra analisi alla Carta dei diritti universali del lavoro, dove la questione degli appalti trova largo spazio”.
La bocciatura del primo quesito, invece, non scoraggia per nulla Fassina. “La questione dei licenziamenti illegittimi – spiega il responsabile dell’Ufficio giuridico e vertenze della Cgil nazionale - rimane tutta intera. E noi continueremo a portarla avanti con ancora più forza, perché l’obiettivo è dare l’adeguata tutela in caso di licenziamento ingiusto”. Intanto la Cgil sta vagliando diverse opzioni per continuare questa battaglia. “Una possibilità, ad esempio, è quella di presentare un reclamo al Comitato europeo dei diritti sociali, che si occupa di far rispettare la Carta sociale europea” conclude Fassina: “L’articolo 24 della Carta sostiene che il lavoratore ha diritto a un congruo indennizzo, mentre il Jobs Act stabilisce risarcimenti irrisori. C’è quindi il margine necessario per intervenire”.