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La richiesta di mobilità per 400 lavoratori della ex Merloni rischia di gettare “una pietra tombale sul territorio”. Da ultimo è stato il vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, a descrivere con parole molto dure la ferita che si è riaperta improvvisamente con l’annuncio di 400 licenziamenti da parte della Jp Industries, l’azienda di Giovanni Porcarelli che ha rilevato ciò che resta dell’Antonio Merloni nei due stabilimenti di Fabriano (An) e Nocera Umbra (Pg). Si tratta nei fatti di un licenziamento collettivo di quasi il 60%della forza lavoro (in tutto i dipendenti della Jp sono 684), un atto che rischia di compromettere definitivamente la tenuta economica e sociale del territorio della fascia appenninica tra Umbria e Marche.
I sindacati, prima quelli marchigiani e poi quelli umbri, hanno subito bollato la scelta dell’azienda come “inaccettabile sia nel metodo che nel merito”. Per Fabrizio Bassotti della Fiom Cgil di Ancona la decisione è irricevibile: “Chiediamo alla Regione di agire nei confronti dell'imprenditore – ha detto il sindacalista che per primo ha reso note le intenzioni dell’azienda - al fine di far ritirare la decisione stessa anche in ragione delle disponibilità pubbliche di cui J&P già beneficia”.
“Negli incontri che si sono susseguiti negli ultimi tempi questa eventualità non era emersa minimamente – hanno sottolineato Fim, Fiom e Uilm della provincia di Perugia - Non vorremmo che, visto il caldo di questi giorni, qualche colpo di sole possa aver giocato un brutto scherzo”. I sindacati umbri ribadiscono dunque che l’obiettivo prioritario deve essere “quello di evitare che la fascia appenninica si trasformi in un deserto ancor più desolato di quanto non sia già ora”.
Intanto, proprio nei giorni scorsi a pochi chilometri dagli stabilimenti ex Merloni il premier Matteo Renzi è arrivato in elicottero per tagliare il nastro ed inaugurare la nuova “Quadrilatero”, la superstrada che collega Umbria e Marche. “Chissà se il presidente del consiglio passando da quelle parti, tra un taglio di nastro e una visita ufficiale, si è accorto di quella che una volta era l’azienda più importante del territorio e che oggi invece è ferma, bloccata e, adesso, anche con 400 lavoratori alla porta”. A chiederselo è Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, che sottolinea in una nota la necessità di un intervento sia delle Regioni coinvolte che del Governo. “Intervento che – sostiene Ciavaglia - appare assolutamente fondamentale, se si vuole davvero uscire da questo pantano. Un pantano che unisce, come la Quadrilatero, Umbria e Marche, ma per il quale non ci sono nastri da tagliare, né brindisi da fare, ma solo centinaia di posti di lavoro da salvare”.
E dalle file del Governo è il sottosegretario Bellanova che sembra rispondere all’appello dei sindacati e dei Comuni interessati: “Da subito siamo al lavoro sulla vertenza Merloni”, ha assicurato la viceministra all’Economia. “La decisione è francamente inaccettabile. Per questo riteniamo necessario un incontro urgente con azienda e parti sociali, per comprendere esattamente i termini della questione. In questa come in altre situazioni complesse, il nostro obiettivo è sempre lo stesso: tutela e sostegno del lavoro prima di tutto".
Nella comunicazione trasmessa ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico e alle parti sociali, Porcarelli addita gli strascichi del contenzioso promosso dalle banche creditrici dell'ex Merloni e le ''mutate condizioni del mercato'' del 'bianco' come principali cause del forfait. Ma per i sindacati ''non si possono scaricare sui lavoratori'' partite che devono essere giocate su altri tavoli.