Omicidio colposo e non volontario: cambia il capo d'accusa per l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato per la morte da amianto di 258 persone al processo Eternit bis. Il gup di Torino ha dichiarato quindi prescritti tre casi e, quanto agli altri, ne ha ordinato la trasmissione per competenza territoriale alle procure di Reggio Emilia (due casi), Vercelli (243) e Napoli (otto casi). A Torino restano soltanto due casi per i quali il processo si aprirà il 14 giugno.

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Mentre esulta la difesa del miliardario svizzero, per le parti civili quello di oggi è "un fallimento per l'amministrazione della giustizia". Lo ha detto l'avvocato Sergio Bonetto, uno dei legali di parte civile del processo Eternit. In particolare, secondo Bonetto, la trasmissione degli atti ad altre tre procure "allontana il momento in cui per queste morti si potranno finalmente accertare cause e responsabilità".

Profonda amarezza anche da parte dei familiari delle vittime che però non si rassegnano: "Nonostante tutto credo ancora nella giustizia e posso affermare che ci batteremo per coloro che nel processo ci sono rimasti, per cercare di includere tutte le parti lese dal 2000 in poi", è il commento a caldo di Giuliana Busto, presidente e portavoce di Afeva, l'Associazione familiari e vittime amianto di Casale Monferrato, dopo l'udienza.

Per l'ex magistrato Raffaele Guariniello, che da pubblico ministero a Torino aveva condotto le indagini insieme al collega Gianfranco Colace, è necessario "avere una visione positiva", perché "i processi si faranno". "L'Italia - spiega Guariniello - sarà l'unico Paese al mondo in cui Schmidheiny verrà portato in tribunale. E in quattro posti diversi".

"Siamo indignati e preoccupati per la decisione del giudice dell'udienza preliminare sul processo Eternit bis". Così Claudio Iannilli, responsabile Amianto della Cgil nazionale, commenta la sentenza emessa dal Gup di Torino nell'ambito del procedimento a carico del magnate svizzero Stephan Schmidheiny. "La derubricazione dell'accusa da omicidio volontario a omicidio colposo fa passare un segnale inquietante: nel nostro Paese - sostiene Iannilli - chi inquina il territorio e provoca morti per profitto può non pagare nulla". "Siamo soddisfatti del rinvio a giudizio - prosegue il dirigente sindacale - ma ci preoccupa lo spacchettamento in diverse sedi poiché potrebbe allontanare l'accertamento di quanto avvenuto. Continueremo la nostra lotta per la giustizia, per le centinaia di vittime e per i territori coinvolti: crediamo che le responsabilità di Schmidheiny vadano individuate fino in fondo", conclude Iannilli.