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Dopo oltre sette mesi, l'Eni ha deciso di interrompere la trattativa in esclusiva con il fondo americano SK Capital per la cessione di una quota di maggioranza di Versalis, il braccio chimico di Eni, avendo constatato l'impossibilità di trovare un accordo su molti punti negoziali, in particolare sulla futura “governance” della società. L'amministratore delegato Claudio Descalzi ha constatato la sproporzione tra la richiesta Eni e la consistenza di SK Capital. "Prendiamo atto positivamente". Lo affermano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, in una nota congiunta diffusa all'indomani della rottura.
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Camusso: questa è una buona notizia
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"Insomma - osservano i sindacati - una buona notizia e una saggia decisione che arriva dopo una battaglia lunga e logorante che ha tenuto in ansia migliaia di lavoratori, senz'altro da ascrivere alla mobilitazione nazionale e territoriale (tre scioperi e quattro manifestazioni nazionali, decine di incontri e “sit in” nei territori) e all'impegno ostinato dei sindacati unitari per la salvaguardia del ruolo industriale di Versalis e del patrimonio produttivo, scientifico (più di trecento brevetti) e occupazionale di questa realtà strategica per l'intera economia italiana".
Versalis, infatti, "non è una qualsiasi società che si occupa di chimica, ma rappresenta l'insieme della chimica di base italiana: in una parola, l'infrastruttura che rifornisce il paese di prodotti che servono alla trasformazione delle gomme e delle plastiche, al pari della siderurgia, dell'alluminio e telecomunicazioni, un comparto fondamentale di un paese che vuole continuare a considerarsi industriale. Tutti validi motivi per batterci ostinatamente contro la cessione di tale “eccellenza” italiana ad un piccolo fondo come SK Capital, assolutamente non in grado di fornire quelle garanzie finanziarie né industriali, per di più con sede alle isole Cayman e nel Delaware, vero paradiso fiscale all'interno degli Usa, ritenuto e definito “small” da molti analisti e non in grado di raccogliere la complessità della nostra storia industriale".
Insieme a oltre 400 Rsu, proseguono le organizzazioni, "abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per mettere a conoscenza una istituzione super partes delle ragioni che erano alla base della nostra mobilitazione. Abbiamo più volte invitato il governo – spesso inascoltati - a convocarci per poter esprimere le nostre idee e proposte perché c'era tutto il rischio di provocare un “corto circuito” per l'occupazione, l'innovazione, la ricerca nei siti e nei territori in cui oggi esiste una presenza industriale di Eni in Italia, a cominciare proprio da quel ruolo fondamentale che nel prossimo futuro avrà la transizione verso la “chimica verde”"
"Tuttavia non siamo rimasti soli, ma al contrario molte delle nostre ragioni hanno visto convinti diversi Presidenti di Regione, sindaci dei Comuni interessati, numerosi parlamentari della Camera che hanno depositato un atto di indirizzo presso la commissione Attività produttive per impegnare il governo ad un intervento sulla chimica, mentre in Senato la commissione Industria ha avviato una indagine conoscitiva su Versalis, ascoltando in una audizione anche le nostre ragioni".
I sindacati riflettono anche sui prossimi passi. "Ora Versalis, dopo il fallimento della trattativa, tornerà ad essere integralmente consolidata nei conti di Eni a partire dalla semestrale di fine luglio - ricordano -. Un passaggio, questo, dietro il quale si intravede la volontà del gruppo di accantonare, almeno per ora, la ricerca di un acquirente per la società chimica e di concentrarsi sugli aspetti industriali e procedere (speriamo) verso un processo di rilancio che abbia come punto fermo il piano industriale di Versalis di cui il paese e la chimica italiana hanno urgente bisogno. Noi come sempre faremo la nostra parte", concludono.