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“Governo ed Eni sono chiamati a dare risposte puntuali sul futuro di Gela. Il disagio sociale e l'impoverimento della città sono il risultato di un disimpegno progressivo di Eni, a partire dagli investimenti previsti per la realizzazione della bioraffineria”. Lo ha detto oggi Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil. “Tanto più vero che il protocollo firmato nel novembre 2014 è chiaro: l'intera area industriale di Gela deve – ha ricordato - divenire “green” e la bioraffineria è il fulcro di questo progetto di innovazione e riconversione, e le politiche di sostegno al reddito funzionali al progetto sono sacrosante soprattutto per gestire la fase di transizione.
“Eni – ha spiegato il segretario – deve cambiare il proprio atteggiamento sia in ordine alla dismissione della chimica, in favore di una partnership assolutamente inadeguata, che per il mantenimento degli impegni sottoscritti alla presenza del Governo nei confronti della città di Gela, verso cui ha il dovere di una forte coerenza”.
Gela si è mobilitata: oggi è scesa in piazza per lo sciopero generale proclamato dal consiglio comunale in difesa della sua unica, consistente realtà produttiva, la raffineria dell'Eni. In ballo ci sono cinquant'anni di industria, anche se ridimensionati dalla crisi, che sono messi in discussione dai ritardi della politica e dal mancato rilascio delle autorizzazioni ministeriali per la riconversione degli impianti.
La speranza, per i lavoratori e per l'intera comunità cittadina, è legata a una promessa. L'abbandono del petrolio per scelta strategica dovrebbe infatti portare alla produzione di bio-carburanti, grazie a un protocollo che prevede investimenti Eni in Sicilia, confermati ieri sera dall' azienda, per 2,2 miliardi di euro.
Assieme ai lavoratori dell'indotto e del diretto, che da otto giorni con le bandiere di Cgil, Cisl e Uil presidiano le vie di accesso alla città, hanno sfilato in corteo tutte le categorie produttive, gli studenti, i professionisti, i pensionati, i sindaci dei comuni del comprensorio e il clero gelese, schierati apertamente al fianco delle maestranze in lotta. Chiuse le attività commerciali e artigiane. La manifestazione si è conclusa davanti al municipio, per sottolineare l'unità della città che "non vuole morire di disoccupazione e sottosviluppo".