PHOTO
"La battaglia per la chiusura dei CIE di Bologna e Modena, è stata una conquista su cui non ci sarà nessun arretramento". Annunciano battaglia Cgil, Cisl e Uil dell'Emilia Romagna di fronte all'intenzione annunciata dal nuovo Ministro dell’Interno e dal Capo della Polizia di aprire un centro di identificazione ed espulsione CIE in ogni Regione d’Italia, come se questa fosse la panacea in grado di risolvere e contrastare i problemi legati all’immigrazione e i problemi della sicurezza.
"A Bologna e Modena i CIE sono stati chiusi definitivamente nel 2014 - ricordano in una nota i tre sindacati - e abbiamo lavorato tutti, Regione Emilia Romagna, Enti locali, Comune di Bologna, Provincia di Bologna, Associazioni, Sindacati Cgil, Cisl e Uil regionali, assieme a un gruppo di parlamentari, con cui abbiamo condiviso e perseguito l’obiettivo della chiusura. Quindi - proseguono i sindacati - Bologna, Modena, ma l’intera regione, non ha certamente bisogno di un CIE, esperienza fallimentare e luoghi dove sono stati continuamente violati i diritti umani e la dignità delle persone, che produce solo una lunga e inutile detenzione senza risolvere il problema dell’identificazione".
Cgil, Cisl e Uil ricordano, infatti, che "senza il riconoscimento e la conferma da parte dei paesi di presunta origine, le persone non si possono rimpatriare. Quindi tornare indietro a strumenti come i CIE, non fa altro che alimentare in modo strumentale odio e creare problemi di ordine pubblico nei territori che li ospitano".
Per il sindacato il ritorno ai CIE è dunque una "strada impraticabile", soprattutto "inutile" per il contrasto dell’immigrazione irregolare e che "troppo spesso e in tante situazioni hanno foraggiato illegalità e ruberie, da parte di chi le gestiva". L’unica strada possibile, secondo Cgil, Cisl e Uil, è quella di "mettere in campo a livello europeo politiche sociali innovative che sappiano guardare al futuro dell’Europa e, nel nostro paese, c’è bisogno di progettare l’accoglienza e non di gestire solo l’emergenza".
"Servono percorsi d’inclusione e di interventi innovativi e responsabili in grado di dare risposte concrete al tema della povertà, per il diritto al lavoro dignitoso, per la piena cittadinanza - insistono i tre sindacati confederali dell'Emilia Romagna - Pertanto va completata la chiusura definitiva di tutti i CIE presenti in Italia e organizzata una fase di accoglienza, ascolto e di accompagnamento dei profughi che entrano nel nostro paese. L’impegno condiviso e il senso di comunità sono stati i punti cardine delle azioni messe in campo in questi anni nella Regione Emilia-Romagna a tutti i livelli istituzionali, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, del mondo dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione. La riapertura del CIE sarebbe un passo indietro rispetto ad un modello virtuoso costruito faticosamente e attraverso cui si è riusciti a garantire un alto livello di civiltà e dignità".
"Il nuovo anno - concludono Cgil, Cisl e Uil - vedrà uniti i sindacati sul tema immigrazione nelle richieste di interventi rapidi ed efficaci per assicurare un adeguato livello di civiltà e dignità al nostro sistema di accoglienza, come peraltro, in questi ultimi anni, questa regione è riuscita a garantire. A tal fine serve un rapporto stretto tra le forze sindacali e sociali e le istituzioni".
LEGGI ANCHE Contro gli steccati, l'Europa accolga i profughi
Cgil: i diritti non hanno confini
Archivio: VIDEO, dietro le sbarre di Ponte Galeria