I licenziamenti Almaviva, la fusione Wind e H3g, il mercato dell'editoria. Sono i temi dell’intervista al segretario generale Slc Cgil, Massimo Cestaro, realizzata oggi da Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1.

 

“Tutti i settori della comunicazione, come editoria, tv, reti, call center, servizi postali, sono attraversati da una crisi generale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. E quello che rileviamo è la totale assenza d’indirizzo e intervento da parte delle forze politiche – ha esordito il dirigente sindacale –. Prendiamo un caso che sarà drammaticamente presente quest’anno, la fusione tra Wind e H3g, che diventerà il principale operatore della telefonia mobile in Italia. Noi ci auguriamo che l’operazione sia a costo zero, per quanto riguarda i posti di lavoro. Ma la cosa più imbarazzante è che l’appalto miliardario per la gestione di questo processo di unificazione di rete se lo è aggiudicato Zte, azienda cinese che in Italia ha 28 dipendenti, a discapito di Ericsson, una delle più grandi multinazionali di tlc. Come riuscirà Zte a gestire quel progetto tecnologico avanzatissimo non si sa, ma già sappiamo cosa produrrà sul colosso svedese: un licenziamento di un migliaio di addetti”. 

“L’azienda cinese ha vinto l’appalto al massimo ribasso, ed è evidente che questo è il segno di una mancanza di governo: non credo che in Francia o in Germania sarebbe potuta accadere una cosa del genere. Tra l’altro, Zte  non è entrata in nessun altro Paese europeo oltre al nostro, dove non si affrontano questioni strategiche di questo ordine, con il rischio che vengano espulsi lavoratori con professionalità elevatissime. Tutto ciò è sconcertante ed è uno degli indicatori della drammaticità del nostro Paese, che non investe sulle prospettive né sulle nuove tecnologie sullo sviluppo dei sistemi di reti. Stesso discorso vale anche per Poste italiane”, ha proseguito il sindacalista.

“Innovazione tecnologica e reti riguardano anche l’editoria in quanto tale: al dimezzamento delle copie cartacee non corrisponde un aumento delle copie digitali vendute. E anche lì c’è un contratto da rinnovare e assistiamo a crisi aziendali continue, a giovani che non riescono a entrare nel settore se non in forme precarissime e sottopagate. Alcuni grandi gruppi hanno provato a un’integrazione tra vecchie piattaforme e nuove tecnologie. Però siamo sempre lì: occorrerebbe una qualche idea di governo del mercato pubblicitario, perché è del tutto chiaro che i costi energetici, i costi delle materie prime per la produzione cartacea hanno determinato situazioni di crisi piuttosto evidenti, e tuttavia le entrate pubblicitarie derivanti dalle nuove tecnologie non compensano minimamente le perdite. Tanto che molti gruppi che hanno scommesso sul digitale stanno pensando di tornare al cartaceo, perché lì il mercato pubblicitario funziona meglio. Ma il tema di fondo è che l’editoria, i giornali, le televisioni, hanno bisogno di un governo complessivo del mercato che non c’è. Si è fatta una ‘leggina’ sulla Rai, ma continua a mancare una visione d’assieme che interessi il sistema industriale nel suo complesso”, ha continuato l’esponente Cgil.

“Almaviva è una vicenda terribile. È quanto di peggio ci potesse capitare, ma nell’ambito dei call center non è la prima volta che avviene. Se non si eliminano le gare al massimo ribasso, realizzate in moltissimi casi da amministratori pubblici, se non c’è un’idea di qualità del servizio, se il ragionamento riguarda solo ed esclusivamente i costi, quel comparto rischia di morire in breve tempo. Stiamo parlando di 80.000 persone, che stanno in parte nel sistema delle tlc, ma poi ci sono i bancari, la pubblica amministrazione, le aziende energetiche. Quindi, abbiamo bisogno di un governo complessivo in questo mondo. Noi insistiamo su un punto: non si va da nessuna parte se non si punta su servizi di qualità, che sono poi quelli che richiede il mercato. Questo significa investire sulla formazione professionale degli operatori, avere piattaforme tecnologiche che consentano di svolgere correttamente il proprio lavoro, con alle spalle aziende importanti. Perciò, bisogna andare verso processi di consolidamento con strutture solide. Se restiamo solo sulle competitività dei prezzi offerti da centinaia di piccoli call center, il settore scomparirà. Per evitare tutto ciò, stiamo pensando di aprire una grande vertenza che coinvolga anche le tre confederazioni: è un impegno forte che ci assumiamo, l’abbiamo detto forte al governo”, ha concluso Cestaro.