“L’approvazione di questi emendamenti determinerà da una parte l’immediata chiusura di alcune delle più grandi aziende italiane di costruzione e progettazione, con conseguenti migliaia di licenziamenti di personale fortemente specializzato, e dall’altra un ritardo di minimo 18 mesi nell’apertura di nuovi cantieri, perché tale è la durata degli affidamenti con gara”. Lo affermano con una nota congiunta le segreterie nazionali di Fillea, Filca e Feneal in merito agli emendamenti presentati al decreto sviluppo che prevedono la totale abolizione dei lavori in house delle società concessionarie a partire dal gennaio 2013.
I sindacati degli edili di Cgil, Cisl e Uil giudicano “scellerata tale decisione in questo momento di crisi, dove le uniche vere risorse in campo sono gli investimenti delle concessionarie. Lo scontro in atto tra le varie fazioni di imprenditori in assenza di investimenti infrastrutturali non può determinare la distruzione delle poche aziende strutturate del settore, in nome di un indefinito e ideologico liberismo che neanche l’Europa approva” e che nelle Direttive pone il limite agli affidamenti in house “al 70 % e non al 50 % come è in Italia o del 40 % come prevede lo stesso decreto sviluppo”.
Così come è avvenuto nel 2006, “le organizzazioni sindacali e i lavoratori assumeranno iniziative di protesta adeguate per difendere migliaia di lavoratori e i pochi investimenti che, soprattutto in una fase di grande crisi occupazionale del settore, sono gli unici in grado di sviluppare immediatamente cantieri infrastrutturali”.
Edili: lavori in house, per i sindacati un errore l'abolizione
11 luglio 2012 • 00:00