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Si fermano mercoledì 24 maggio i lavoratori del Casinò di Venezia per lo sciopero proclamato in concomitanza con la seduta del Consiglio comunale, che dovrà decidere del destino della casa da gioco e dei suoi lavoratori. "Il Casinò di Venezia - si legge in una nota di Slc Cgil, Fisascat Cisl, Snalc Cisal, Rlc, Ugl e Sgb - continua a erogare al Comune di Venezia ingenti risorse, ben più di quelle fornite da Campione, Saint Vincent e Sanremo, gli altri tre Casinò italiani, che hanno sistemi di convenzione non predatori e che mantengono in sicurezza le loro aziende. Eppure viene definito in perdita, perché, diversamente da quanto indicato recentemente dalla Corte dei Conti, il Comune acquisisce tutti gli incassi e non solo gli utili".
"Con quella che, a febbraio dello scorso anno, è stata definita razionalizzazione societaria - continuano i sindacati - il Comune ha poi avuto la bella idea di 'restituire' al Casinò di Venezia gli stabili di Ca' Vendramin Calergi e di Ca' Noghera e, con essi, i debiti e mutui ipotecari, per importi che allora ammontavano a 88 milioni". È il combinato disposto di questi due elementi che, secondo le sigle sindacali, ha “bruciato” il capitale sociale dell'azienda, mettendola "in condizioni prefallimentari".
"Ma il peggio - continuano i sindacati - è che oggi si è archiviata ogni idea di rilancio e di gestione orientata ad attrarre clientela e fare incassi: come una meteora è passato un direttore generale con esperienze internazionali, che hanno scelto e poi liquidato (con che spesa?), forse competente sul gioco, ma all'oscuro di come si fa gestione aziendale. Visto l'accentramento di tutto, trattativa sindacale compresa, forse siamo stati anche ingiusti nel valutare un Consiglio di amministrazione, insediato da ottobre 2015, che molto probabilmente non è stato granché lasciato lavorare in maniera autonoma".
Un'azienda insomma che "non esprime progettualità", osservano Slc e le altre sigle, anzi, "totalmente immobile, anzi completamente esautorata". Ma "il Casinò non è del sindaco - sottolineano ancora i sindacati - che, per definizione e finché c'è democrazia, è amministratore pro tempore: è della città. Il fatto che questo Comune lo abbia depredato con ingordigia, non vuol dire che si sia autorizzati a dare il colpo di grazia a questa straordinaria risorsa, invidiata da tanti enti locali di questo paese".
"Difendiamo il Casinò e i posti di lavoro - concludono i rappresentanti dei lavoratori - fin qui con la pazienza di Giobbe usata in un tavolo di confronto inusuale e logorante, da adesso con la lotta. Riflettano i cittadini: ogni qual volta gli amministratori alzano polemica bugiarda sui redditi dei croupiers, stanno celando idee malsane su un uso di questa risorsa non esattamente funzionale a ciò per cui è nato: dare alla collettività una risorsa in più, per una città delicata e complicata".