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L’azienda disdetta in maniera unilaterale i contratti nazionali di energia e gas-acqua, per imporre il ccnl metalmeccanico. Un tentativo di dumping inaccettabile per i sindacati, che oggi (venerdì 16 febbraio) hanno indetto uno sciopero nazionale, che si svolge in contemporanea con il previsto blocco degli straordinari di tutto il personale giornaliero (dal 5 al 25 febbraio). È dunque rottura tra la multinazionale francese Engie (impresa leader nel settore della transizione energetica) e Filctem Cgil, Flaei Cisl, Femca Cisl e Uiltec Uil, dopo l'esito negativo del tentativo preventivo di conciliazione che si è svolto il 15 gennaio scorso al ministero del Lavoro.
“Abbiamo proposto il ritiro delle disdette unilaterali a fronte della riapertura del tavolo di armonizzazione, ma l'assoluto diniego ci costringe a mettere in campo gli strumenti di lotta a nostra disposizione” spiegano i segretari generali Emilio Miceli (Filctem), Carlo Meazzi (Flaei), Nora Garofalo (Femca) e Paolo Pirani (Uiltec). Per i rappresentanti sindacali “il modello contrattuale italiano garantisce specificità settoriali e competenze professionali che non possono essere non osservate in un mercato regolamentato. Pertanto contestiamo il tentativo di destrutturazione del modello contrattuale, nonché il dumping in atto. e lotteremo per garantire che non vi sia alcuna forma di concorrenza sleale in un settore regolato e tutelato”.
Filctem, Flaei, Femca e Uiltec sottolineano che “nessuna azienda sino a oggi ha mai disdetto il contratto di settore, da quando questi sono in vigore, neanche quando sono stati realizzati complessi processi di ristrutturazione”. Per i sindacati si tratta di “una decisione grave, che da un lato mina le relazioni industriali, che finora hanno prodotto risultati ottimi e scelte condivise, soprattutto in seguito alla forte crisi del settore, mentre dall'altro lato risulta lesiva per i diritti dei 500 dipendenti coinvolti”. Le organizzazioni sindacali ritengono “assolutamente incomprensibile l'atteggiamento dell'azienda francese e inaccettabile la destrutturazione del modello contrattuale italiano”, rimarcando come il dumping contrattuale “falsi le regole del mercato e non tuteli i lavoratori”.