PHOTO
Il fenomeno dei consumi, sporadico o sistematico, di sostanze psicoattive investe le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone. Si va da quelle legali come l’alcol a quelle illegali come la cannabis, che da sola costituisce quasi il 90% dei consumi di droghe. Per problemi di dipendenza si rivolgono ai servizi pubblici o privati “convenzionati” oltre 150mila cittadini. Migliaia di lavoratrici e di lavoratori operano in una delle frontiere più impegnative (e colpevolmente trascurata) del nostro welfare. Eppure, non sempre c’è stata nei confronti di questa complessa materia la dovuta attenzione da parte del sindacato. Si è fatto fatica a farla entrare nell’agenda del nostro lavoro. Anche perché la questione delle droghe è complessa e abbraccia più aspetti: dal narcotraffico all’organizzazione dei Sert (i servizi per le dipendenze).
È per questo che la Cgil, con la Fp, ha promosso nel 2014 con diverse associazioni il Cartello di Genova. Proprio con il Cartello abbiamo approvato a novembre 2015 la Carta di Milano, che costituisce tuttora il punto di riferimento unitario per le politiche delle droghe per le associazioni impegnate. Un altro campo di lavoro per le dipendenze è offerto dalla questione del gioco d’azzardo: anche in questo caso, la Cgil è impegnata in una coalizione con altre organizzazioni (questa volta anche con Cisl e Uil) per la campagna “Mettiamoci in Gioco”. Seppur con le difficoltà che abbiamo detto, il contribuito della Cgil non è solo di oggi: già nel 1995 con la Conferenza sulle droghe di Rimini la confederazione decise una svolta e un impegno sulla questione droghe, assumendo la riduzione del danno come parte della strategia per gli interventi sulle dipendenze da sostanze.
In quell’anno, fu lo stesso segretario generale Epifani, con un’intervista su Fuoriluogo (la rivista online di Forum Droghe) a rilanciare l’impegno, insistendo in modo particolare sul rilancio dei servizi e sulla necessità di depenalizzare il consumo di tutte le sostanze. Grazie a questo faticoso lavoro si è arrivati all’importante appello “Droghe: educare non punire”, sottoscritto nel 2010 da centinaia di associazioni e gruppi e che ha costituito l’incubatore del Cartello di Genova. Mentre più di recente, nel 2015, Cgil e Fp, con il documento “Droghe, diritti del lavoro e tutela della salute”, hanno offerto un orientamento per il lavoro sindacale.
In questi mesi, insieme alle associazioni del Cartello di Genova, abbiamo preparato la partecipazione dell’Italia all’Assemblea Onu sulle droghe “Ungass 2016”, che si è tenuto ad aprile. Il tentativo esplicito è stato quello di superare la fallimentare “guerra alla droga” – condotta dall’ex sottosegretario Giovanardi e dall’allora capo del dipartimento nazionale antidroga Serpelloni (oggi agli arresti con l’accusa di tentata concussione) – che si è tradotta in una feroce “guerra ai drogati“: punire per curare verrebbe da dire. E proprio le conclusioni di “Ungass 2016”, che pure hanno avuto un esito controverso, possono aiutare a spostare il baricentro dall’approccio ideologico repressivo della war on drug verso politiche più aperte, fondate su quattro pilastri (contrasto al narcotraffico, prevenzione, cura-riabilitazione, riduzione del danno).
Non solo. Oggi anche l’agenda politica italiana per le politiche delle droghe è segnata da alcune priorità. • Approvare una nuova legislazione che riveda le attuali sanzioni relative all’uso e alla detenzione di sostanze stupefacenti, con la depenalizzazione, e che preveda in particolare una liberalizzazione-regolamentazione della cannabis. Su questo punto rinviamo alle proposte di legge contenute del “Libro bianco sulle droghe 2015”. • Investire per il rilancio e la riorganizzazione del sistema dei servizi per le dipendenze, pubblici e del privato sociale, sapendo che la prima risorsa è il lavoro degli operatori. • Aggiornare i Livelli essenziali di assistenza sanitaria, inserendo la riduzione del danno e le necessarie innovazioni come la dipendenza dal gioco, e definire quelli sociali, per garantire in modo integrato e uniforme nel Paese il diritto alla salute e alle cure.
Per questi obiettivi, rivendichiamo la convocazione della Conferenza nazionale sulla droga, che pur prevista per legge ogni tre anni, non si svolge da sette. In questo contesto, si può realizzare il lavoro sindacale: in primo luogo per il diritto alla tutela della salute e al lavoro per i tossicodipendenti e in genere per i consumatori di sostanze. Moltissime persone, pur abusando di sostanze, intendono proseguire o vorrebbero svolgere un’attività lavorativa. Non bastano più i tradizionali strumenti, pur previsti dalle leggi e dai contratti. Anche per queste situazioni così particolari e difficili può avere grande importanza la Carta dei diritti universali del lavoro.
Un altro capitolo specifico circa il contributo che può venire dal sindacato riguarda i test antidroga nel lavoro, che riguardano i lavoratori che conducono mezzi di trasporto o svolgono attività considerate a rischio. Nonostante le critiche unitarie di Cgil, Cisl e Uil, si sono svolti migliaia di test (analisi delle urine per accertare il consumo di sostanze illegali). Naturalmente, non è in discussione il diritto alla sicurezza di coloro che usufruiscono del trasporto. Ma l'idoneità alla mansione va verificata nel momento in cui essa si svolge (orario di lavoro), e non può riguardare lo stile di vita del lavoratore e, quindi, la libertà personale e il diritto alla privacy (qui ci soccorre lo Statuto dei lavoratori). E, comunque, i test, costosissimi, si sono rivelati un flop.
Proprio con l’intento di offrire un contributo specifico, la Fp Cgil ha costituito un gruppo di lavoro nazionale degli operatori delle dipendenze, sapendo che la qualità del lavoro è qualità del servizio. Mentre, per costruire un impegno sindacale più diffuso e solido sul tema delle droghe, in autunno si svolgeranno due seminari: uno dedicato al Sistema dei servizi socio-sanitari per le dipendenze e l’altro ai consumi (ai consumatori) di sostanze e al diritto al lavoro. Ancora una volta, contrattazione nel lavoro e contrattazione sociale si incontrano.
Stefano Cecconi è responsabile Politiche della salute e Terzo settore Cgil nazionale