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'La condizione femminile delle donne nel settore del terziario' è il titolo della ricerca a cura di Elena Marisol Brandolini. commissionata dalla segreteria nazionale della Filcams Cgil, tramite il comitato tecnico scientifico di Cemu, che è stata presentata oggi, 18 novembre, a Roma. Lo studio (QUI L'ABSTRACT, QUI LE TABELLE), realizzato in partnership con il sindacato Comissions obreres de Catalunya, vuole evidenziare gli effetti del sistema previdenziale italiano sulle lavoratrici del settore terziario, con particolare riguardo alla 'riforma Fornero', nel confronto con la situazione catalano/spagnola, per definire le iniziative di tipo istituzionale e contrattuale, atte a rimuovere le condizioni negative. La metodologia della ricerca si è avvalsa dell’applicazione della tecnica del focus group, per evidenziare la condizione lavorativa delle lavoratrici e la loro percezione soggettiva e della produzione di simulazioni relative ai livelli previdenziali per alcune tipologie di lavoratrici del settore.
Il settore, oggetto dello studio, è ad alta femminilizzazione, con basse retribuzioni, scarsa progressione di carriera e ridotta diffusione del secondo livello di contrattazione. Gli ambiti d’indagine sono quelli della distribuzione commerciale, del lavoro domestico e degli appalti di pulizie. Dalle simulazioni, si può cogliere l’azione della riforma Fornero. Nei due casi osservati – cassiera di grande magazzino Coop e lavoratrice di appalto di pulizie –, il tasso di sostituzione è molto elevato. È una caratteristica del sistema di calcolo contributivo che premia le carriere continue, lunghe e piatte.
Le pensioni, però, si aggirano attorno ai 1.000 euro, su valori non alti e in entrambi i casi, la lavoratrice deve rimanere in attività fino a 70 anni per realizzare quel tasso di sostituzione prima ottenuto a 65 anni. È l’effetto peculiare della 'Fornero,' che obbliga la permanenza al lavoro in età che possono essere proibitive. La pensione è scarsa, perché la retribuzione è scarsa, anche se sono lavoratrici “forti”. Risultati sconcertanti, per la Filcams Cgil, anche se prevedibili, che confermano le difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori del settore terziario, a cui la categoria cerca di dare voce.
“In una fase di profonde trasformazioni e tensioni sociali come quella che stiamo attraversando il rischio di dare qualcosa come scontato è una insidia da non sottovalutare” afferma Cristian Sesena segretario nazionale della Filcams Cgil –. Dare per scontato che una donna possa non lavorare, o lavorare di meno, o percepire una pensione più bassa, che significa portare regressione e limiti nella nostra azione di tutela. Dare per scontato che con il prolungarsi della attività lavorativa i rischi di infortunio e malattia professionale aumentino, trascurando l'attenzione verso prevenzione, salute e sicurezza, significa respirare aria di rassegnazione e resa. Al contrario, noi proveremo a non dare per scontato nulla, a partire dallo sguardo femminile della nostra categoria con cui anche noi uomini intendiamo imparare a guardare la con cui ogni giorno ci confrontiamo”.