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Per ridurre il divario salariale tra uomini e donne sono molte le ricette possibili: "Prima di tutto certificare le competenze: nel nostro paese le donne sono molto più competenti, hanno titoli di studio più alti di quelli degli uomini. Poi occorre garantire la possibilità di una progressione di carriera, perché spesso entrano uguali ma non avanzano nello stesso modo. Inoltre, bisogna cercare di generare un'economia non basata sullo sfruttamento del lavoro, perché questo significa concentrare l'utilizzo della forza lavoro su un maggior numero di ore lavorate e va sempre a scapito delle donne". Lo afferma Riccardo Sanna, responsabile del dipartimento Sviluppo della Cgil nazionale, ai microfoni di RadioArticolo1 nel corso della trasmissione Italia Parla. In occasione dell'8 marzo, l'ultimo numero dell'Almanacco dell'economia è stato dedicato proprio alla condizione femminile (qui il testo integrale).
Il sindacalista riflette sulla condizione delle donne nel mercato del lavoro. "C'è il problema di riconoscere le ore effettivamente lavorate, non solo quelle formali - dice -, perché un altro fenomeno che investe le donne è il part-time involontario. Da un lato c'è da fare un'azione contrattuale da fare per rendere inclusivi i contratti collettivi nazionali di lavoro, ma anche le possibilità di contrattare nel secondo livello aziendale e territoriale".
Tutti elementi che permettono di riconoscere gli sforzi delle donne a lavoro. "Dall'altra parte occorre una legislazione molto più conciliante, a cominciare dai servizi - secondo Sanna -, basti pensare alla necessità che tutti avvertono di aumentare un welfare con importanza universale, come gli asili nido e la non autosufficienza, che possono far vivere meglio le donne che lavorano".
Il governo però continua con i tagli alla spesa pubblica, per esempio con la "sforbiciata" ai fondi sociali o al fondo sanitario. "Altri tagli ci saranno in ragione della manovra o 'manovrina' - a suo avviso -, insieme alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia (la norma che prevede l'aumento dell'Iva nel caso lo Stato non reperisca le risorse pianificate, ndr) che richiede una cifra molto importante, si parla di circa 20 miliardi per quest'anno. È il solito problema: l'austerità va a scapito innanzitutto di giovani e donne".
Non a caso, tra le proposte della Cgil c'è un piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile. "È un nostro cavallo di battaglia, che resta in piedi accanto al referendum su voucher e appalti e alla Carta dei diritti universali del lavoro. Immaginiamo un intervento pubblico in economia, che tenda a compensare i vuoti di domanda creati dalla crisi: investimenti pubblici e assunzioni dirette proprio nei settori più innovativi della pubblica amministrazione, in primis per il patrimonio artistico-culturale e la messa in sicurezza del territorio, dopo i danni del sisma. Immaginiamo un'innovazione complessiva di tutta la pubblica amministrazione, grandi opere infrastrutturali e sviluppo di alcuni settori - come manifattura e servizi, welfare e politiche sociali, beni comuni - con l'obiettivo di creare le condizioni affinché il paese investa nel modo migliore e si avvicini alla condizione occupazionale del periodo pre-crisi".