“Il definanziamento progressivo della spesa pubblica per la salute è una scelta esclusivamente politica”. Lo sostiene la Fp Cgil nazionale, in relazione alla nota di aggiornamento del Def che “squarcia definitivamente il velo di finzione che ha coperto il tema della spesa sanitaria nel nostro Paese e pone definitivamente tutti di fronte all'evidenza che noi denunciamo da tempo”.
In un quadro, aggiunge il sindacato, “che mostra segnali di ripresa, tali da indurre il governo a rivedere al rialzo le stime per l'aumento del Pil per il 2017 e per i prossimi anni, continuiamo ad assistere alla sistematica programmazione della riduzione dell'incidenza della spesa sanitaria sul totale della spesa complessiva. La nota di aggiornamento non introduce alcun correttivo alle previsioni di finanziamento per la sanità, che resta inchiodata a una dinamica regressiva che porterà nel 2019, se non corretta, a una percentuale del 6,4% della spesa complessiva in rapporto al Pil, ovvero sotto la soglia del 6,5 che l'Organizzazione mondiale della sanità individua come livello minimo per evitare ripercussioni negative sull'aspettativa di vita dei cittadini”.
Le conseguenze, secondo la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici Cgil, “sono davanti agli occhi e nella vita di tutti, cittadini e professionisti del Servizio sanitario nazionale. Aumento della spesa privata (+4,2% nel triennio 2013/2016), quasi 12 milioni di cittadini italiani che nello stesso periodo hanno scelto di rinunciare alle cure, altri otto milioni che hanno scelto la via dell'indebitamento personale per non procrastinare trattamenti indispensabili. Non va meglio a chi nella sanità opera quotidianamente, costretto a fare i conti con una logica prioritariamente orientata non all'appropriatezza delle cure, ma al contenimento dei costi, in un contesto in cui ha continuato a crescere il lavoro precario, sono aumentati i carichi di lavoro in modo spesso intollerabile e, di conseguenza, sono lievitate come in un circuito perverso le malattie professionali e le limitazioni funzionali”.
Secondo la Cgil, “occorre prendere atto subito del fatto che le politiche degli ultimi anni hanno fallito e bisogna cambiare rapidamente direzione, facendo diventare la vertenza per la salvaguardia del Ssn una battaglia di tutti, affinchè si arrivi a un’inversione del trend relativo ai finanziamenti, a un utilizzo rigoroso e finalizzato delle risorse in direzione del consolidamento dei servizi e del loro sviluppo verso un reale e più equilibrato rapporto fra ospedali e servizi territoriali, alla stabilizzazione degli organici attraverso una reale individuazione dei fabbisogni mirata all'appropriatezza, alla valorizzazione del lavoro e al miglioramento delle condizioni in cui viene svolto”. Con il rinnovo del prossimo contratto nazionale della sanità, “vogliamo occuparci anche di questo, oltre che della necessità di superare una fase di blocco salariale che abbiamo cominciato a determinare in modo concreto ed esigibile con l'accordo sindacale del 30 novembre”.