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C’è anche la Cgil oggi (martedì 11 aprile) a Roma al presidio organizzato da sindacati e associazioni contro i decreti Minniti-Orlando, entrati recentemente in vigore e in fase di conversione in Parlamento. Il sit-in si tiene alle ore 17 davanti alla Camera dei deputati (in piazza Montecitorio), in concomitanza con il voto sui due provvedimenti (sui quali il governo ha posto la fiducia). Misure che, spiegano la Cgil e le altre sigle promotrici, rappresentano “un passo indietro sul piano dei diritti e della civiltà giuridica del nostro paese”.
I due decreti, anziché intervenire “sulle tante contraddizioni e i limiti dell’attuale legislazione, introducono nuove norme di discutibile efficacia, senza peraltro migliorare l’efficienza del sistema”. Un esempio? Il ruolo dei Centri permanenti per il rimpatrio, nuova denominazione per gli attuali Cie, che non ne modificano la funzione e “non assicurano il pieno rispetto dei diritti delle persone trattenute”. Il legislatore, infatti, prevede “un'unica procedura per le espulsioni, valida tanto per chi proviene da percorsi di criminalità e lunghi periodi di carcerazione, quanto per il lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno”: sarebbe opportuno, invece, prevedere “percorsi di regolarizzazione individuale per chi si è di fatto inserito positivamente nel nostro paese”.
Sindacati e associazioni sono anche contrari “all’abolizione del secondo grado di giudizio per il riconoscimento del diritto di asilo e alla sostanziale abolizione del contraddittorio nell’unico grado di giudizio, limitato da una procedura semplificata (rito camerale) priva del dibattimento”. In questo modo si viola il diritto di difesa (previsto nell’art. 24 della Costituzione), ma ancor più “si preclude la valutazione in concreto della persona del ricorrente e del suo eventuale percorso di inclusione sociale ai fini della valutazione sul rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari”.
Servono norme che “favoriscano i flussi d’ingresso e la permanenza regolare dei cittadini stranieri, contrastando così il lavoro nero e lo sfruttamento”, spiegano i firmatari. E serve anche “aprire corridoi umanitari e aumentare considerevolmente i reinsediamenti, per consentire alle persone che fuggono da guerre, persecuzioni, fame e povertà di entrare in Italia e in Europa senza mettere in pericolo la propria vita”.
Fortemente contestata è pure “la pretesa di ricondurre la materia del ‘decoro urbano’ al tema della sicurezza, avallando una concezione dell’ordine pubblico che non produce vera sicurezza ma, al contrario, rischia di creare maggiore insicurezza, criminalizzando la marginalità sociale senza preoccuparsi di intervenire per combattere la povertà e la marginalità di un numero crescente di cittadini”. In conclusione, sindacati e associazioni ritengono “inopportuno il ricorso alla decretazione d’urgenza per riformare materie, come il diritto di asilo e le discipline sulla sicurezza urbana, che richiederebbero un più articolato confronto democratico”.