“Il Generale Dalla Chiesa fu un martire dello Stato che con il proprio esempio ha contribuito a fare in modo che la lotta alla mafia diventasse l’ossessione positiva di un Paese che vuole essere libero”. Così il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra in occasione del trentacinquesimo anniversario della morte del Generale dei carabinieri avvenuta il 3 settembre del 1982, quando 'Cosa Nostra' eliminava, sotto una pioggia di proiettili in via Carini, Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
“Il Generale Dalla Chiesa - aggiunge Massafra - ha dedicato tutta la sua vita ad affermare il potere delle Istituzioni. Un potere che non può essere lasciato nelle mani di prevaricatori, prepotenti o disonesti”. “Lo ricordiamo, e sempre continueremo a ricordarlo - prosegue - come grande esempio morale, di passione civica, di attaccamento allo Stato, di abnegazione nella lotta contro le forze del crimine, della violenza, di tutto ciò che era contro lo Stato. Nel solco di questo insegnamento deve continuare il nostro impegno. Un impegno che non vuole essere solo memoria, testimonianza tangibile del passato, ma speranza concreta di futuro”.
Secondo il segretario confederale della Cgil “la mafia si sconfigge contrastandola con politiche sociali, economiche, istituzionali, mirate a ridurre povertà e ingiustizia sociale, diseguaglianza e prevaricazione, corruzione ed evasione fiscale ed estendendo la democrazia attraverso la partecipazione dei cittadini e una rappresentanza politica che rifugga da ogni forma di arroganza autoreferenziale. Ma sopratutto - conclude Massafra - si sconfigge, come sosteneva lo stesso Dalla Chiesa, quando nessuno, in questa difficile battaglia, sarà più lasciato solo”.