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“Il governo sta mettendo in discussione seriamente la libertà che le donne hanno conquistato in questi lunghi anni: non permetteremo né al parlamentare Pillon, né al ministro Fontana di riportarci nell'oscurantismo”. A dirlo è la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori, rilanciando dai microfoni di RadioArticolo1 “Belle Ciao”, l’assemblea che sabato 6 ottobre riunirà le donne della Cgil al Globe Theatre di Roma per presentare la piattaforma di genere in vista del prossimo congresso: “Abbiamo costruito questa nostra piattaforma – spiega l’esponente della Cgil – per difendere i diritti generali delle donne sul lavoro e sulla vita: non si torna indietro, né sul divorzio, né sulla 194, né sul diritto all'inviolabilità del corpo delle donne. Su questo saremo molto chiare e costruiremo le alleanze con tutte le donne e con tutti gli uomini per i quali la libertà delle donne è una conquista democratica di questo Paese”.
“Abbiamo bisogno – aggiunge – di politiche che definiscano con chiarezza che l'uomo violento va allontanato: non può esserci una complicità dello Stato rispetto a questo. Quindi chiediamo con forza che il governo ci dica cosa vuole fare: non sono i migranti, non sono gli stranieri in questo Paese che uccidono e picchiano le donne; sono tutte violenze dentro le mura domestiche. E poi ricordiamoci che l'Italia è uno dei paesi che ha il differenziale più alto tra salario degli uomini e delle donne”.
La piattaforma che verrà lanciata il prossimo 6 ottobre a Roma è suddivisa in cinque punti, tra questi c’è la salute di genere, “perché le donne e gli uomini rispondono in maniera diversa agli interventi e alle terapie, e anche l'approccio che deve avere il medico quando cura un uomo e una donna è diverso”, aggiunge Dettori. In quest’ottica rientra la richiesta di “restituire risorse economiche ai consultori dotandoli di organici sufficienti a rispondere ai bisogni delle donne che vi fanno ricorso”.
Un altro punto riguarda ovviamente il lavoro. L’occupazione delle donne in Italia, si sa, è tra le più basse nei paesi occidentali, e i loro salari sono i più poveri, con vincoli come il part-time involontario sempre più diffusi. “Lo diciamo anche nel nostro Piano del lavoro, occorre prevedere percorsi strutturati ad hoc per le donne affinché abbiano pieno diritto all'occupazione; non come secondo salario da portare in famiglia, ma come diritto al lavoro così com’è sancito dalla Costituzione. Anche perché in una crisi economica così pesante come quella che abbiamo vissuto – conclude Dettori – il prezzo più alto l'hanno pagato proprio le donne, a cui è stato chiesto di tornare in casa: le hanno portate in una situazione tale che non vanno più nemmeno nei centri per l'impiego”.