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“È la prima volta da quindici anni che una legge di iniziativa popolare viene discussa e approvata da un ramo del Parlamento, riconoscendo il ruolo e il valore dell'associazionismo democratico”. Le legge in questione è la 1138, “impropriamente definita da alcuni ‘norma Saguto’ - come sottolinea il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo - ma che nasce in realtà da una proposta di legge di iniziativa popolare per la quale la Cgil ha raccolto le firme in tutta Italia assieme ad Acli, Arci, Avviso pubblico, Centro studi Pio La Torre, Legacoop, Libera e Sos impresa". E proprio a Palermo, la Camera del Lavoro ha organizzato per oggi, lunedì 23 novembre, un’iniziativa dal titolo: “Contro le mafie riattiviamo il lavoro. Dalla proposta popolare alla legge nazionale”. L’appuntamento è alle ore 9,30, a palazzo Branciforte Butera, a Bagheria, per conoscere, analizzare e sostenere il provvedimento legislativo sulle misure per favorire la legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sottratte alla mafia, che ha concluso l’iter alla Camera e che si appresta ad approdare al Senato.
La discussione sul provvedimento, che riforma il Codice antimafia, sarà presieduta da Mimma Argurio, della segreteria Cgil Sicilia. Introduce il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo. Intervengono Pietro Grillo, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, Davide Mattiello, relatore della legge d'iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”, il segretario Cgil Sicilia Michele Pagliaro, delegati e delegate di aziende confiscate. Conclude Gianna Fracassi, segretaria confederale Cgil.
“Questa legge è frutto dell’azione del sindacato e della comunità di associazioni che ha partecipato alla campagna – dichiara Enzo Campo –. Le motivazioni che ci hanno portato a raccogliere nel giugno 2013 120mila firme in Italia, delle quali 12 mila a Palermo e 25 mila in tutta la Sicilia, oggi sono diventate evidenti, anche alla luce delle note vicende che hanno interessato il Tribunale misure di prevenzione di Palermo. In tal senso, l’iniziativa del sindacato vuole costituire un momento di riflessione e dibattito a più voci. Saranno presenti magistrati, il relatore del disegno di legge, i lavoratori di alcune aziende confiscate. Poi abbiamo invitato le associazioni promotrici e don Francesco Michele Stabile, simbolo della Chiesa impegnata contro la mafia, che ha dato voce alla voglia di riscatto della gente di Bagheria, ed è stato vicino alle nostre iniziative, a sostegno di “Gelato in”. Per questo, abbiamo scelto Bagheria, in quanto è un luogo simbolo, dove c'è anche Ati Group, l’azienda confiscata a Michele Aiello”.
“La Cgil, nella sua lunga storia – prosegue Campo - ha pagato un prezzo di sangue altissimo nel contrastare la mafia e il suo sistema di potere, a partire dalle battaglie fatte per l'assegnazione delle terre e per il lavoro a quelle per conquistare più diritti e democrazia, dentro e fuori le fabbriche. Noi siamo figli e prosecutori di quelle lotte, che hanno avuto come protagonisti Orcel, Verro, Carnevale, Rizzotto, La Torre e tanti altri. Questa storia diventa legge proprio con Pio La Torre, sindacalista e uomo politico, consentendo a magistrati, poliziotti e carabinieri di ottenere finalmente risultati positivi nella guerra ai clan con la sottrazione dei patrimoni mafiosi”.
“Auspichiamo che questa norma riceva al più presto il via libera anche dal Senato – aggiungono il segretario della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro e Mimma Argurio, della segreteria regionale Cgil –. La riforma fa propri molti contenuti della nostra proposta, che la qualificano come un importante passo avanti nella gestione dei beni sequestrati e confiscati e nella lotta contro la mafia. Tra questi, c’è la creazione del fondo di garanzia, che consente alle aziende di restare sul mercato e di tutelare i lavoratori. E poi la norma che vieta il cumulo degli incarichi; quella che vieta la nomina ad amministratori giudiziari di parenti e amici dei giudici; la creazione dell’albo degli amministratori, e il passaggio dell’Agenzia dei beni confiscati sotto il diretto controllo della Presidenza del Consiglio. Sono risposte alla battaglia che portiamo avanti da anni – proseguono i due sindacalisti - per la trasparenza, il rilancio delle aziende nella legalità e la tutela dei lavoratori coinvolti. Non è certo stata l’esplosione della vicenda Saguto a farci accorgere che le cose non funzionavano: da tempo, c’erano tutti gli elementi affinchè si giungesse prima a questo risultato, che auspichiamo abbia al più presto anche il suggello del Senato”.