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Giornata decisiva per i lavoratori edili delle concessionarie autostradali, che vedono circa 3 mila posti messi a rischio. Si tiene infatti oggi (mercoledì 6 dicembre) a Roma, alle ore 9.30 presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, un incontro tra governo e sindacati sulla questione della quota riservata ai lavori in house dal nuovo Codice degli appalti. Per martedì 12 dicembre è stato intanto proclamato un altro sciopero generale unitario di otto ore, con manifestazione a Roma, davanti al Parlamento, in concomitanza con la discussione della legge in Commissione Bilancio della Camera.
L’agitazione (che si protrae da settimane, durante le quali i lavoratori hanno fatto scioperi, iniziative, presìdi ai caselli autostradali, scritto al Papa e incontrato Paolo Gentiloni e Matteo Renzi) è a sostegno della vertenza per la modifica della norma attuale che riduce i lavori in house. La norma doveva essere modificata in Parlamento, come da impegni presi con i ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo Economico, ma così non è stato: l’emendamento Borioli-Esposito, che riportava dal 20 al 40 per cento la quota degli appalti in affidamento alle aziende controllate dai concessionari autostradali, è stato infatti inaspettatamente bocciato.
Il nuovo Codice degli appalti ha introdotto l'obbligo per i concessionari delle autostrade di affidare l'80 per cento dei lavori attraverso le gare, e solo il 20 per cento direttamente. “Non siamo contrari al principio che ispira il Codice, finalizzato a rafforzare trasparenza ed efficienza in un settore molto delicato per la vita del Paese”, spiegano Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil: “Affermiamo però che la percentuale introdotta produce un salto troppo brusco, rischiando di scaricare gli effetti sull'anello più debole della catena. E cioè sul lavoro e sui lavoratori, che operano da tanti anni, maturando professionalità e specializzazione nei cantieri di giorno e di notte, estate e inverno, per garantire il diritto alla mobilità di persone e merci”.
Feneal, Filca e Fillea denunciano che “in vista della prossima entrata in funzione del nuovo meccanismo, ad aprile, presso il ministero dello Sviluppo economico sono già state depositate diverse centinaia di procedure di licenziamento, alcune delle quali già di fatto attivate”. I sindacati ricordano di aver avviato nei mesi passati “un'azione volta a sensibilizzare il Parlamento e il governo sulla necessità di rivedere quella norma per ammorbidirne l'impatto”, azione che aveva portato all’emendamento “presentato prima sul decreto fiscale e ora ripresentato sulla legge di bilancio, poi inopinatamente bocciato in dirittura d'arrivo sul decreto fiscale”.
Obiettivo dei sindacati, dunque, è recuperare quell’emendamento e ottenere il ripristino del 40 per cento di lavori in house. Un recupero che potrebbe essere facilitato dalla netta presa di posizione del segretario Pd Matteo Renzi, che in un incontro avuto il 29 novembre a Genova con una delegazione di lavoratori, ha dichiarato di “appoggiare le richieste occupazionali” e di impegnarsi a presentare “alla Camera un emendamento alla manovra”.
Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, in conclusione, affermano che “è inaccettabile rischiare la perdita di lavoratori altamente qualificati e la destrutturazione di imprese specializzate, e che non siano più garantiti gli standard di sicurezza delle nostre strade e autostrade, che mai come oggi hanno bisogno di manutenzione”.