PHOTO
La priorità assoluta è la crescita. Secondo me il governo italiano deve provare a proporre una serie di politiche in grado di favorire le crescita in tutti i paesi, e che siano coerenti con quanto ha sostenuto durante la campagna elettorale per le elezioni europee: cioè, basta con l’austerità”. Questa dovrà essere, secondo Sergio Cofferati, parlamentare europeo del Pd ed ex segretario generale della Cgil, il segno distintivo del semestre a guida italiana dell’Unione europea.
Rassegna Per dare sostanza all’obiettivo della crescita quali sono le scelte da fare?
Cofferati Occorrono in primo luogo investimenti, dato che la crescita si ottiene solo con politiche keynesiane e robusti investimenti pubblici che siano in grado di stimolare anche quelli privati. Questi ultimi vanno accompagnati da incentivi all’occupazione. Lo sviluppo è importante anche per creare risorse che consentano di rivitalizzare il welfare, che si è indebolito nella crisi. Il rilancio dei servizi deve partire dal presupposto che la competizione sul mercato globale va impostata non sui costi, ma sulla qualità e sull’innovazione dei prodotti e dei processi. Il tutto senza trascurare un rilancio della politica scolastica a tutti i livelli. La consapevolezza e la forza intrinseca di una società che vuole sfruttare tutte le sue risorse passano attraverso la conoscenza dei giovani che entrano nel mercato del lavoro. Questo, crescita e investimenti, deve avvenire in un quadro non di crescita indistinta, ma di sviluppo sostenibile, premiando le politiche ambientali positive e sanzionando i comportamenti errati.
Rassegna E dal lato della domanda, come rilanciare i consumi?
Cofferati Il rilancio dei consumi passa dalla riduzione e da un processo di armonizzazione della pressione fiscale. Questo vale tanto per le persone, che vanno aiutate e stimolate a consumare di più, quanto per le imprese, onde evitare la competizione sleale che nasce da modelli fiscali diversi da paese a paese.
Rassegna La crisi ha portato quasi ovunque a un indebolimento dei diritti individuali e collettivi. Come è possibile recuperare su questo terreno?
Cofferati È vero. Invece che essere considerati intangibili, i diritti sono stati ridimensionati sulla base di un’impostazione sbagliata delle politiche economiche, fondate prevalentemente sulla competizione dal lato dei costi e non della qualità. Assieme alla crescita, dunque, esiste un’altra priorità: quella del rilancio dei diritti del lavoro, dei diritti della persona e dei diritti di cittadinanza. Tra l’altro, bisogna considerare che in Europa c’è bisogno di una mobilità che attiri risorse da altre parti del mondo. Non parlo solo di accoglienza delle persone in fuga dalle guerre e dalle dittature. C’è bisogno di persone che vengano qui a vivere e a lavorare per compensare un calo demografico costante che interessa tutta l’Europa.
Rassegna Tornando a noi, quali sono le prime mosse da fare per caratterizzare in positivo il semestre europeo a guida italiana?
Cofferati L’Italia non avrà molto tempo per promuovere azioni legislative. Dovrà puntare sull’individuazione di strategie che tengano assieme le azioni concrete con i valori di fondo. Parlo di identità e di appartenenza, a proposito di persone. La realizzazione di queste strategie sarà affidata a coloro che verranno dopo di noi.
Rassegna In questo scenario, che ruolo può giocare il sindacato europeo?
Cofferati La Confederazione europea dei sindacati ha più volte sollecitato la promozione di politiche di crescita in grado di creare nuova occupazione. Alla luce di questo, la Ces può ritrovarsi e avere una funzione positiva di stimolo che consenta di ottenere risultati concreti.
Rassegna Il nuovo clima politico dopo le elezioni europee lo consente?
Cofferati Anche la presenza in Parlamento di forze ostili all’Europa sarà indebolita da azioni finalizzate allo sviluppo e alla crescita. Gli euroscettici possono trarre giovamento da politiche che mettono in campo la stagnazione e il permanere dei problemi economici. Se si rovescia questa impostazione, sono destinati alla sconfitta. Ragion per cui sono convinto che le politiche per la crescita, oltre ad avere valore in sé, possono anche ottenere un risultato politico: quello di sconfiggere lo scetticismo nei confronti della costruzione europea.