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È passato poco più di un anno dall’entrata in vigore della legge Zampa, che ha normato la protezione dei minori stranieri soli in Italia attraverso la figura del tutore volontario, ma è in questa fase attuativa che sta prendendo forma la rete di supporto che concretizza questo nuovo modello di solidarietà sociale. In tale direzione si sono mosse le rappresentanze sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e le associazioni imprenditoriali Federchimica e Farmindustria, che lo scorso 19 luglio hanno raggiunto un’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che coinvolge oltre 176 mila lavoratrici e lavoratori.
Nella piattaforma unitaria dei sindacati di categoria e poi nel nuovo ccnl chimico-farmaceutico 2019-2021 (in particolare all'articolo 27 in materia di permessi non retribuiti) è stata introdotta la possibilità di richiedere permessi orari per i dipendenti che hanno assunto la tutela di minori in termini di legge. Tutto ciò rappresenta un'importante novità per venire incontro anche alle esigenze dei tutori volontari di minori stranieri non accompagnati.
Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, a proposito di questo rinnovo contrattuale afferma: “Ci siamo posti il problema di ricucire il rapporto tra fabbrica e società. Abbiamo alle spalle una storia lunga di buone prassi su questo tema. La contrattazione, quando non corporativa, ha sempre avuto la sensibilità di mantenere un nesso tra azienda e società. Con questo contratto abbiamo affrontato due temi: come fare della fabbrica uno dei veicoli contro la violenza di genere, auspicando che la contrattazione aziendale possa aprire al contributo del mondo associativo; come favorire al meglio quanti hanno assunto la tutela in termini di legge di bambine e bambini”.
Una scelta importante in un paese che sembra diventare sempre più cinico, e dove invece cresce il numero di chi fa ricorso a norme come quelle previste dalla legge Zampa, soprattutto per tutelare minori che provengono da terre lontane. “Un settore come il nostro non può rimanere insensibile al tema dei diritti civili – prosegue Miceli –, per questo abbiamo pensato che fosse ora di aprire, ancora una volta, il nostro contratto”. Questo fatto può probabilmente costituire un rilevante precedente per il rinnovo dei contratti nazionali di altri settori. In una nota di Officina 47 – associazione che unisce in rete tutori e tutrici volontari di minori stranieri non accompagnati – viene detto: “Seguiremo gli sviluppi, augurandoci che si possa delineare un’inversione di tendenza, in quanto con il riconoscimento dei permessi si afferma il diritto all'accoglienza e al supporto per i giovani migranti”.
Riguardo all’attuazione delle disposizioni previste dalla legge n. 47 del 2017, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha sottolineato in più occasioni la necessità di prevedere strumenti che agevolino il buon funzionamento del sistema di tutela volontaria, quali appunto i permessi di lavoro, ma anche polizze assicurative e rimborsi spese. Già nella nota trasmessa a novembre 2017, e recentemente ripresa in occasione di un bilancio a un anno dal varo della legge, la Garante nazionale Filomena Albano ha espresso la propria posizione: “La normativa attribuisce ai tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati un importante numero di funzioni. L’impegno richiesto è elevato e ciò può rendere l’attività del tutore inconciliabile con gli oneri lavorativi, in particolare quelli dei lavoratori dipendenti”.
Per questo motivo è fondamentale che ai tutori volontari siano riconosciuti permessi di lavoro che consentano di espletare le incombenze attribuite per legge, alla luce dell’interesse superiore del minore. “Ciò in attuazione della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo del 1989 – a giudizio della Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza –, che all’articolo 18 obbliga gli Stati ad accordare gli aiuti appropriati ai genitori e ai tutori legali nell'esercizio della responsabilità che incombe loro di allevare il fanciullo, nonché degli stessi princìpi contenuti nella nostra Costituzione, che all’articolo 2 riconosce l’importanza dello svolgimento di funzioni di carattere sociale da parte degli individui e nell’articolo successivo, tra le altre cose, attribuisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscano la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione sociale del paese”.