"Dal prossimo primo luglio partirà la compartecipazione alla spesa per i servizi di assistenza socio-sanitaria per gli utenti del Comune di Napoli che hanno l'Isee superiore a 10.439,31. Dunque, una soglia molto bassa. Un vero e proprio macigno che pesa sulla popolazione più fragile, che già si è vista abbassare la soglia di esenzione dell'Irpef negli ultimi mesi". È quanto si legge in una nota della Cgil di Napoli.
"L'effetto della onerosa compartecipazione, anche se non ancora in vigore – secondo il sindacato –, sta già producendo la rinuncia da parte di molti utenti al servizio, di fatto, decretando la fine dell'assistenza domiciliare a Napoli. Le conseguenze che tale situazione sta producendo sono particolarmente gravi: in primo luogo, per i tanti anziani che sono costretti a rinunciare all'assistenza, aggravando ulteriormente le loro condizioni di disagio. Inoltre, l'effetto corrispondente di tale riduzione di richieste di accesso al servizio determina una contrazione della quantità del servizio con la messa in discussione di molti posti di lavoro".
"Da anni – prosegue il comunicato –, la Cgil denuncia il progressivo declino dei servizi sociali e sociosanitari; si riducono i servizi e la platea a cui vengono offerti e si riduce drasticamente il lavoro di tanti operatori sociali, che vedono la loro condizione lavorativa sempre più in difficoltà. A questo punto, è inevitabile che l'amministrazione rivaluti le decisioni assunte unilateralmente sia sui criteri della compartecipazione che sull'assetto organizzativo del settore, non concentrando l'attenzione per la soluzione delle problematiche solo sugli aspetti di natura economica, ma finalmente definendo un organico progetto di intervento complessivo e unitario sul sistema".
"Pertanto – conclude la Cgil di Napoli –, si rende necessario attivare urgentemente un confronto di merito, per consentire anche alle parti sociali di avanzare proposte alternative a quelle fino ad oggi prospettate dall'amministrazione comunale, al fine di tutelare l'utenza, sempre più in difficoltà a ricorrere a indispensabili servizi e gli operatori impegnati nell'assistenza, ai quali, invece, va garantito un lavoro e un reddito dignitosi".